Wednesday, August 09, 2017

Rio de Janeiro 2017 o dell'nfrastructuring

In questo post riunisco alcune osservazioni e note che riguardano la città di Rio de Janeiro e la sua architettura e urbanistica. I link sono a facebook dove risiede il testo  originario, molte altre foto e diversi commenti..





indice

Affonso Reidy La città e il ruolo srutturante dell'architettura

- I trucchi di Copacabana o dell'Infrastructuring

Sulla foresta tropicale e il grande Parco in cui Rio si insedia

- Sulla luce magica della Facoltà di Architettura di Moreira

Burle Marx: pittore in primis, come Leonardo (indi architetto, urbanista, paesaggista, scienziato, botanico)

Ohhh Aterro do Flamengo.







Pedregulho! (Che meravigliosa parola segreta)
Questa mattina ho nella testa e nel cuore Affonso Reidy! Che architetto meraviglioso Affonso e questa sua morte prematura cinquantenne appena. Vorrei farvi sentire il suo Pedregulho del 1947. Per la verità sono senza parole per l'intelligenza, la sensibilità, la meraviglia. È una delle architetture più emozionanti che abbia mai visto. Mi piacerebbe molto fare capire a chi non è architetto il perché. La prima cosa che vorrei far capire è questa: Reidy capisce sin dentro le sue fibre più interne che a Rio architettura è infrastructuring, l'architettura si fa primariamente come infrastrutturazione umana che si misura e vive con l'ambiente naturale.*
Molte altre cose sono importanti, molto importanti, ma sempre la chiave è decisiva, e la chiave è l'infrastructuring.
Questo l'assiona di conseguenza: se la stessa città di Rio è una grande prova di infrastrutturazione (una città che si innesta in una foresta tropicale in una baia granitica popolata da enormi babà) allora anche l'architettura di questo DNA deve far parte: Pedregulho!

* Naturalmente è un seme gettato da LC quando nel 1929 dopo giorni di angoscioso silenzio creativo cominciò a produrre i suoi famosi disegni per Rio... ma è Reidy che lo esalta ...

Link FB: 11 h


Pensare che il lungomare di Copacabana sia un fatto "naturale" è un errore macroscopico! Il mare a Copacabana è infrastrutturato, "diventa" parte del sistema della città in una maniera entusiasmante. Almeno otto sistemi paralleli creano la transizione mare città: sono un insieme congiunto di infrastrutturazione lineare e di porosità trasversale.
In sequenza sono:
A. Mare
B. Spiaggia per il sole
B1. Spiaggia per minuscoli servizi (sdraio in affitto)
B2. Spiaggia di sport attrezzati (campi per calcio, pallavolo e altro)
C. Lungomare con chioschi (i chioschi sono elementi puntuali che non chiudono mai la vista! Ed hanno servizi .. deposito, bagni magazzini ... interrati vedi sequenza di foto .. sotterranea mi ci sono infilato a mio rischio e pericolo)
C1. Il Percorso pedonale maiolicato (famosissimo)
C2. Una doppia fascia per correre e andare in bicicletta

D. Il sistema carrabile composto da due fasce di tre carreggiate ciascuna!
D1. Una fascia di servizio tra le due carrabili in genere vuota e con vegetazione ma a volte con dei piccoli benzinai con una elegante modo di entrare e uscire.

Naturalmente il tutto funziona attarverso dei "Trucchi" meravigliosi e giganteschi.

Trucco 1: le sei corsie carrabili sono - a volte - ....... ad un unico senso di marcia. Si avete capito bene! sei corsie tutte che procedono nella stessa direzione. Questo trucco è semplicemente incredibile!!! a chi sarebbe venuto in mente.. perché la cosa logica sarebbe stata tre corsie in un verso e tre in quello opposto, invece no! Tutte in un verso! Questo crea la "magia" della circolazione, l'estetica della circolazione e del flusso!. Ho scoperto poi che il sistema muta continuamente ... per esempio la domenica ne riangono solo tre carrabili e tre si fanno al
Lazier .. in altri giorni della settimana c'è una circolazione nei due versi... insomma una infrastruttura adattiva.

Trucco 2: il disegno della pavimentazione arci nota di Burle Mark. ora uno che non capisce dice "ah si ecco questo è il Brasile.. l'onda..." E' il contrario: è Burle Marx che dalle mille suggestioni del Brasile che è un continente di per sé e che di motivi ne ha miglia ne estrae "uno" e lo fa diventare emblema simbolo anzi meglio paesaggio! (ricordate la mia definizione .. "paesaggio è la rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo."). In altre parole con quel disegno sui marciapiedi di Copacabana e Ipanema Burle Marx "crea" una nozione condivisa collettivamente e determina la nostra idea di "paesaggio" brasiliano. Fa marchio, immagine, cittadinanza.. qualcosa di enorme. Il disegno di Burle Marx è il catalizzatore di questa infrastruttura!
Trucco 3: il disegno dei marciapiedi non si fermano al lungo mare ma entrano e penetrano nella città raccordandola visivamente ed emotivamente al mare. Insomma pur nella secchezza del trapasso tra un "eco sistema ed un altro" (quello della città compatta da una parte e quello del lungo mare dall'altro), la continuità del disegno di Burle Marx media e insinuandosi raccorda.
Trucco 4. Il fronte urbano è denso e continua. La citta si presenta con un fronte. Sono bandidi quelgi orribili effetti gradonati. Sempre fronti copatti circa di quindi media di altezza. un sistema mare e lungomare si confronta con la città in una bellissima dialettica tra disevrsi
Trucco 5: poi ci sono tanti micro trucchi. a. I chioschi hanno il piano interrato cosi si lascia la permeabilità e sono puntuali: Lasciano il fronte mare aperto (insomma l'opposto dello stabilimento, tipo Ostia e dintorni per intenderci che cementificano e chiudono il fronte mare). b. Le porte di calcio vedi foto sono doppie) ed oltre a somilgliare ad un Sol le Witt massimizzano l'uso. c. La spiaggia ha dei percorsi di avvicinamento al mare che invece di essere stupidamente mattonati sono semplicemente bagnati (cosi non si solleva polvere inutulimente! un trucco ciclopico!). Il tutto vedi foto alimentari fai chioschi con piccole pozzi a motore autonomi! Io sono andato da Juhlio d. eccetera eccetera.
Trucco 6. I sistemi interattivi belli e funzionanti che convivono con la tecnologia più povera..tipo castelli di sabbia, venditori di pannocchie e similari... vedi foto dei riparatori!!


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La città del parco


Credo che per capire Rio de Janeiro bisogna invertire i termini della questione: non bisogna pensare ad una città, bisogna pensare ad una foresta che si arrampica attorno a dei grandi panettoni di granito. Sono sette o otto questi panettoni con le foreste atlantiche attorno (se vedete la foto aerea della Baia di Guanabara localizzate i picchi e le foreste con il verde intenso). La città conquista la propria area prosciugando, rasando al suolo i morri (colli) e con grandissime opere infrastrutturali (i lungomare di cui abbiamo parlato, i grandi ponti viadotto, il magnifico Sterro do Flamenco eccetera). I più poveri vivono nelle favela e si arrampicano sui panettoni, vivono e mangiano la foresta che è il loro habitat. Tutti i cittadini di Rio non solo vanno in spiaggia o nelle altre enormi aree attrezzate, ma brulicano come formichine in infiniti trahlia (percorsi/trail) arrampicandosi in tutti i modi su e giù per i panettoni di granito. Il grande sistema naturalistico è effettivamente e legislativamente un grande parco e Rio l 'unica metropoli che vive "insieme al parco, insieme alla foresta". Ecco forse se si vede così, si comincia a sentire questa meravigliosa città! Grazie a Sara Gagliarini che mi ha portato oggi in giro e che mi ha aiutato a guardare.
30 luglio alle ore 23:08  e sul Babà 8 h

Sulla Casa di Niemeyer in un grande canyon di Rio



Cominciamo la visita della Casa das canoes - la villa di Oscar Niemeyer nella foresta di Rio de Janeiro da Antonia. Custode domestica della casa dal 1963, figura storica. La casa è un "tipo" è una idea specifica di casa, è un archetipo di casa ecco perché è un crocevia indispensabile.
La seconda foto ve la colloca, perché la casa, come Falling water o la casetta a Murstalo di Aalto non sono nel luogo ma sono "il" luogo, sono "del" luogo ce lo fanno capire lo interpretano trasformano la natura in una idea di forma!

La terza casa riflette su tutte le altre case del mondo, a partire dalle "correnti d'aria" neo plastiche. Si noti l'effetto grotta e buia, esaltato proprio nel pertugio quadrato verso la luce!

Quarta foto: la casa vive di una serie di dualità che naturalmente qui a Rio diventano una sorta di danza yeng-yang troppo ovviamente allusiva. Il fronte monte e quello mare, l'acqua e la terrazza e soprattutto la zona giorno "emersa" e la parte notte "sommersa". In particolare la sequenza della discesa nell'area dell'eros è punteggiata di episodi ... .




Sulla luce magica della Facoltà di Architettura di Moreira





Siamo qui in questa splendida Facoltà di architettura disegnata - insieme a tutto il campus (che è grande all'incirca come Livorno) da Jorge Moreira un grande architetto. Non vi dico l'emozione di vivere la spazialità libera dinamica geometrica e funzionale dell'architettura - come la chiamava Le Corbusier - "moderna". Perché questo per loro voleva dire moderno.. arioso, fluido, dinamico, funzionale... bello!


Link: 29 luglio




Burle Marx è uno dei più grandi testimonial della mia definizione di paesaggio: “Paesaggio è la rappresentazione estetica, condivisa collettivamente e culturalmente, ma in costante evoluzione, di una parte del mondo." (su “Introduzione alla rivoluzione informatica in architettura” Carocci 2007). 
Nel libro spiego che siccome paesaggio è rappresentazione estetica, la chiave è la pittura. 

Ora la prima cosa per capire Burle Marx è appunto la pittura. Burle Marx - semplicemente - “dipinge con le piante”. A questa vegetazione dà il gusto oscillante della sua pittura (una sorta di Matisse braqueizzato, un poco geometrizzato, ma sempre fluido). A questo punto le diverse essenze tropicali nelle sue mani diventano tante zone cromatiche, tante zone a contrasto o a contatto uno con l’altra. Insomma per capirsi facile facile, senza Gauguin niente Burle Marx! E senza Burle Marx niente “paesaggio” del Brasile. Perché è Burle Marx che crea (che inventa.. quasi vorremmo dire) il paesaggio del Brasile estrapolando dai mille motivi di questo continente alcun motivi.. che siccome sono valori di immagine, poi diventano “condivisi collettivamente”.. creano quello che è il nostro paesaggio del Brasile a cominciare dalla onda di Copacabana…

La controprova è un dettaglio apparente insignificante, ma che di questo ragionamento è la prova del nove. Chiedo alla guida, che è un giovane studioso di botanica e super esperto di Burle Marx: “Mi scusi ma perché non ci sono agrumi qui?” (stavo visitando i 40 ettari del Situ di Burle Marx un semplicemente meraviglioso parco che  disegna e cura con la sua casa studio). La risposta è: ”Perché non gli piacciono”.

Mai risposta fu più esatta! Non gli piacciono, capite.. non gli piacciono capite.. non gli piacciono gli agrumi!.
Ora cerchiamo di capire. Vedete chi conosce i paesi arabi e il giardino arabo sa che cosa vuol dire agrume. Vuol dire:  “simbolo di un ciclopico sforzo dell’uomo di vincere il deserto” di irreggimentare le gocce di acqua dalle montagne in canali sotterranei per arrivare in giardini recintati come una sorta di oasi artificiali dove solo può sopravvivere il miracolo del verde.  È tutto artificiale e l’agrume è il simbolo di questa artificalità.

Ora Burle ha una altra tavolozza, ha un altro mondo, ha una altra espressione. E’ quello della foresta tropicale che  è l’esatto contrario del deserto. Ecco perché nel suo paesaggio (che è ovviamente mentale) non c’è manco un agrume!

Ancora una riprova. Uno pensa ma Burle Marx che gioca con questa tavolozza vivida ed equatoriale in questa sorta di quadro vivente “astratto”, in questa sorta di Brasile creolizzata alla Gauguin, in questa infiorata contemporanea  e astratta, non usi mai mai l’artificiale?. Risposta, si invece lo usa. E quando e perché? Lo usa quando deve dare una enfasi particolare.  In un caso per esempio all’ultimo terrapieno prima di arrivare alla chiesetta di sant’Antonio, crea un prato rasato! In questo prato rasato dispiega anche  la nascita dell’architettura.. lo fa ovviamente come una stele-totem e poi di nuovo usa un piccolo pezzo di prato all’inglese nel giardino recintato della sua casa a protezione dalla foresta: perché casa è artificio e geomterizzazione del mondo: Ve ne sarebbe da dire di cose.. su questa casa dal muro di recinto inca del giardino, alla tomba Brion sul retro, all’acqua che l’attraversa, all’esposizione.. ma mi fermo qui con  questo assioma: 
Reidy sta all’Infrastructuring come Burle Marx sta al … Rebuilding Nature!

Check Kits
1. Perché Burle Marx non pianta nei suoi 39 ettari neanche un agrume ?
2. Come si chiama a che santo è dedicata la piccola chiesa benedettina?
3. Perché usa quasi solo davanti alla chiesa il Prato rasato?
4. In che senso è pittore della natura?
5. Esiste una coerenza e quale tra i suoi quadri e il suo giardino?
6. Perché non si può certo dire che la natura faccia tutto, anzi questo parco e l'esatto contrario?

7. Come è esposta la casa? - questo ve lo cercate … non c’è apposta nel mio testo

 raccolta foto : 23 luglio alle ore 1:26

Ohhh Aterro do Flamengo.



1. Troppo importante questa opera di Affonso (Reidy) Roberto (Burle Marx) e Lota (De_Macedo_Soares, una donna)! per farvela sentire tutta insieme. andiamo per gradi. Partiamo da questa foto, per capire. Guardate ... guardate ... c'era il mare ... c'era il mare appena difeso da una insieme di massi l. Se non si capisce che c'era "prima" il mare sfugge la chiave: l'Aterro do Flamengo è Rio nella sua essenza, è una città che infrastttura se stessa misurandosi con la natura.
2. Affonso Reidy diventa ben presto, appena trentenne, il responsabile dell'ufficio del piano di Rio! Capite vero? Le città mica prendono forma con un patteggiamento infinito tra te e mammete. Ci vogliono uomini con idee chiare e un buon volano con il potere. Esempi? Beh facile facile Biagio Rossetti e Ercole I a Ferrara, o Fontana e il piano sistino. Un altro? Ernest May a Francoforte. Più recente? Edmund Bacon a Filadelfia ... ancora? Boighas e Barcellona! Ora Reidy a capo dell'ufficio di piano ovviamente è l'elemento dirimente.
3. Vi ricordate la questione dei nomi... ? Anche qui c'è un fatto, che spiega molto. Il progetto si dovrebbe chiamare "O Parque do Flamengo"... ma invece vox populi emerge questo nome...O "Aterro" do Flamengo. O Aterro invece di parco!! Ma quale parco d'Egitto, a New York cardo decumanica si facciano i "parchi" qui a Rio città del mare della foresta dei
Monti rasati al suolo, non si fanno parchi, si fanno infrastrutture: e si battezza la meraviglia di Affonso e Roberto lo Aterro (il riempimento! Il terrapieno)
4. Mi domandavo.. testiamo lo Aterro do Flamengo di Rio de Janeiro con le cinque categorie sulle infrastrutture e vediamo se funziona.

I. Multitasking (voto 9+)
Pedonalità, carrabilità veloce, collegamenti trasversali pedonali via ponti naturalmente leisure e sport - l'Aterro viene chiuso parzialmente al traffico e invaso dai cittadini la domenica. O Aterro - vedi il nome - è fondamentale anche dal di vista della protezione della urbanizzazione e della mediazione baia-spiaggia-città come grande spugna mutevole .. .. penso al Mose a Venezia e urlo di rabbia e di vergogna (un magistrale esempio di mono tasking ... e negli anni Duemila).

II. Green systems (9+)
Lo volevano chiamare o Parque do Flamengo e quindi questo va sans dire! Tra l'altro con essenze arboree e un disegno paesaggistico mirabile pensato da quel gigante del pronipote di Karl Marx che tutti conosciamo.

III. Information Technology Foam (7+)
Concepita in un momento storico diverso, oggi O Aterro comincia ad essere attivo anche in questo settore. In particolare con delle notevoli postazioni informative, ludiche e socializzanti.. Rileggere "La schiuma che informa " se vi va per capire che cosa può voler dire accoppiate information technology e infrastrutture..

VI. Quality mobility (10 e lode)
Percorrere in macchina, in autobus, in bici, in monopattino - manuale o elettrico - in pattini, a piedi e da solo con cane figli familiari e amici l'Aterro do Flamengo è esperienza in tutti i casi rincuorante, illuminante, bella. Si è a confronto non solo con il più grande babà del mondo (che qui chiamano Pan di zucchero), ma anche con capolavori architettonici assoluti (altro discorso.. ma che per la verità ci sta, dato che intelligenza genera intelligenza e stupidità genera criminalità anche architettonica).

V. Cittadinanza (10 lode e baci accademici ai tre progettisti)
Non solo è una infrastruttura in cui i cittadini di Rio si riconoscono, ma in cui tutti dovremmo riconoscerci, imparare e cercare di emulare: O Aterro! O Aterro: un grido di battaglia, una magica parola segreta.


1 comment:

Anonymous said...

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