Wednesday, April 04, 2018

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Librino è bello

Fare cittadinanza con la bellezza.
di Antonino Saggio



Andare a Librino con Antonio Presti è una esperienza importante e piena di sorprese. Presti è una personalità non assimilabile sotto un’unica etichetta. È il creatore del grande progetto di Fiumara d’arte nei pressi di Cefalù e dell’albergo Atelier dell’Arte a Castel di Tusa ed è stato il protagonista nell’estate del 2017 della storica riapertura del villaggio Le rocce a Taormina con manifestazioni culturali e sociali aperte alla cittadinanza dopo che questo splendido luogo era stato chiuso ed abbandonato da più di quaranta anni. Per capire il suo lavoro, bisogna comprendere come sia generato da una miscela di almeno tre componenti. Da una parte Presti è un conoscitore d’arte contemporanea e un patrocinatore di eventi e opere imponenti nel paesaggio (come appunto a Fiumara), dall’altra è un artista egli stesso perché in alcuni casi le opere sono realizzate e firmate in collaborazione con altri artisti (tra le più belle stanze dell’albergo sono anche opera sua), e in terzo luogo è un imprenditore che viene da una famiglia di imprenditori.
Il triangolo patrocinatore-artista-imprenditore è il motore delle sue azioni e forma la sua assolutamente unica sinergia.  A Librino a queste tre componenti se ne aggiunge un’altra: il contesto umano e sociale. Gli abitanti sono un elemento catalizzante e decisivo di ogni sua azione.
Librino è un quartiere satellite di Catania nei pressi dell’aeroporto: pianificato con i principi del funzionalismo internazionale da Luigi Piccinato negli anni Sessanta come città satellite, è composto da edifici di varia conformazione ed altezza che creano le figure di un townscape contemporaneo progettato negli anni Settanta nel piano di zona di Kenzo Tange. Gli edifici sono realizzati o direttamente dalla mano pubblica o in interventi sovvenzionati in cooperativa. Agli occhi di un architetto, il quartiere  è interessante perché vi vede realizzati gli aspetti di una cultura che conosce e comprende: ne apprezza gli standard urbanistici, il disegno volumetrico, alcune definizioni di buona architettura come nelle case di Giacomo Leone che firma diversi complessi.  Agli occhi di un non architetto, il quartiere presenta i luoghi comuni del ghetto periferico: un dormitorio con spazi degradati e non curati, una manutenzione lontana all’ottimale e una presenza non secondaria di criminalità. Come peraltro quasi tutti i quartieri di questo tipo, anche se Librino non è certo il Secondigliano che conosciamo da Gomorra.






Antonio Presti ha costruito una serie di opere a Librino e altre ne ha in mente e si stanno realizzando. Dicevamo che nell’algoritmo di Antonio Presti, la popolazione è la chiave ed in particolare i giovani, se non i bambini. Mi spiegava “Come facciamo ad innestare a Librino un processo che porti effettivamente ad un avanzamento e ad una presa di coscienza vera.. non con le parole ma con i fatti?. “ La chiave è la bellezza, creare insieme una coscienza della bellezza  Ecco allora che a Librino nasce La porta della bellezza. Si tratta di una grande opera collettiva - la più grande opera in terracotta del mondo - che è realizzata in uno dei viadotti ai bordi del quartiere per mezzo chilometro di lunghezza.







L’opera è molto bella, accoglie al quartiere e soprattutto è sentita come propria dagli abitanti: in un contesto in cui il degrado è norma, la Porta è perfetta perché è condivisa, custodita e protetta dai suoi abitanti. Infatti non cala dall’alto, ma nasce dal basso. Lungo il viadotto grandi opere - tutte ispirate alla figura della “Grande madre” -  sono a firma di una ventina di artisti selezionati da Ornella Fazzina (tra cui Italo Lanfredini che ha lavorato anche a Fiumara d’arte) e da allievi della Accademia d’arte di Catania. Le opere  anche tre metri e più di lunghezza sono inframezzate da composizioni di formelle più piccole realizzate da migliaia di alunni delle scuole elementari e medie. Tutto il processo della creazione è stato condotto in loco, si è creata una fornace per le terracotta e in molte scuole gli insegnanti i e gli alunni hanno partecipato alla gioia della creazione realizzando appunto una formella e firmandola  con il loro nome. Parliamo di novemila formelle.
In occasioni particolari la porta diventa supporto ad altri eventi d’arte con dipinti e performance.

 

Nelle scuole del quartiere, per esempio,  i ragazzi mettono in scena loro stessi come protagonisti dei  capolavori di pittura del passato e queste rappresentazioni vive  diventano il soggetto di laboratori fotografici le cui immagini costituiscono una sorta di museo Socio-Antropologico in divenire.


Girando per Librino, Presti mi narrava della grande avventure delle facciate cieche. In particolare con il fotografo iraniano Reza Deghati ha realizzato molti workshop, ospitando anche i ragazzi nell’albergo di Tusa, al mare. Il soggetto? Gli abitanti stessi.. che imparano a riconoscersi attraverso la fotografia, e a vedere “in loro stessi” la bellezza, come dice Presti. Queste fotografie sono pensate per essere stampate in delle pareti cieche degli edifici. E cosi gli abitanti creano una comunità, fanno storia si riconoscono: si fa città con una idea di cittadinanza, di appartenenza. Il progetto è stato redatto da molti anni ed è sotto l’etichetta “io sono bello”. Un auto-riconoscimento che come il muro realizzato dalla comunità stessa, innalza.










Una volta girando in uno dei complessi a corte Presti mi spiegava. “Vedi queste case formano una sorta di anfiteatro naturale e i balconi ne sono i palchi. Immagina di creare una rappresentazione teatrale in basso e  nei balconi ci sono gli spettatori che magari partecipano dalla loro casa e appendono drappi e tappeti..” E l’ipotesi non è cosi remota perché Presti ha fatto parte del direttivo del Teatro greco di Siracusa.

Si terrà appena si raccolgono forze e le energie necessarie un grande evento pubblico “Il cantico delle creature” [previsto oggi per ottobre 2018].  A Librino ci sono quattromila  pali della luce. Lungo quelli del viale principale  si innesteranno dei banner - con in basso dei versi del Cantico di San Francesco - e come immagini si realizzeranno foto in sequenza circolare. A cominciare dai bambini più piccoli e poi i ragazzi, gli adulti, gli anziani e poi di nuovo i bambini di Librino. Il ciclo della vita. 


 

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Antonino Saggio, rebounced da "L'Industria delle Costruzioni", n. 759, gennaio febbraio 2018. 
su "On/Off Magazine"

Tutte le foto sono di Fondazione Antonio Presti Fiumara d'arte
 Chi intende collaborare alla realizzazione del Cantico delle creature, previsto per ottobre 2018 è pregato di contattare 
antoniopresti@fondazionefiumaradarte.org

Via Cesare Battisti 4, Castel di Tusa (Messina), Tel. 095 7151743


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