“Michelagnolo da Caravaggio, il quale menava sempre con sé un cane barbone negro, detto Cornacchia, che facea bellissimi giuochi”.
Questo brano di Baglione, Le Vite de’ Pittori, Scultori et Architetti, pubblicato nel 1642 è citato in "Cornacchia, il cane-barbone sapiente e giocoliere del Caravaggio. L'amore dell'artista per i cani” del 7 maggio 2020 di Maurizio Bernardelli Curuz in Stilearte rivista on line.
In questo articolo si discute anche del dipinto Giove Nettuno Plutone, per citare la presenza di Cerbero il cane a tre teste e l’autore nota che anziché “assegnare a Cerbero il volto aggressivo di mostruosi molossi, simili a draghi, Michelangelo Merisi pensa di utilizzare un meticcio nervoso, dotato di tre teste. Un abbassamento di cornice aulica, una presenza in grado di rievocare i latrati, gli ululati e l’incontenibile, nervoso abbaiare dei cani di piccola taglia.”
Occupandoci monograficamente del dipinto ho scritto a quattro mani con il prof. Dario Costi un articolo pubblicato sulla rivista “Left “ di marzo 2025 che presentava una intuizione di Costi sulla relazione tra il cerchio luminoso di questo dipinto e l’oculo del Pantheon, insieme ad altri aspetti che riguardano la relazione tra il committente e l’artista e la collocazione del dipinto, la presenza di connotazioni omoerotiche che la critica d’arte italiana tende a offuscare al di là di ogni evidenza. Ma, studiando il dipinto attraverso degli ingrandimenti molto elevati su immagini ad alta risoluzione, ho individuato la testa di un quarto cane che si infila mansueto tra le tre teste di Cerbero! Un dettaglio sfuggito nel per altro pregevole articolo sopra citato articolo di Bernardelli Curuz e anche nell'articolo del 1969 in “Storia dell’arte”n. 3 in cui la storica dell’arte Giuliana Zandri pubblica Un probabile dipinto murale del Caravaggio per il Cardinale Del Monte che sancisce l'arrivo di questo dipinto nella produzione di Caravaggio.
Che si tratti di un cane non vi è dubbio e che sia il cane dello stesso Caravaggio è una deduzione corroborato da alcuni fatti.
Innanzitutto le tre divinità del dipinto sono, ormai da quasi tutti gli studiosi, considerate un autoritratto del pittore. Infatti le sue fattezze, la barba e i capelli lunghi sono molto vicini al personaggio sullo sfondo nel martirio di San Matteo unanimemente considerato un autoritratto.
Se la testa di un cane è inserita tra le tre teste di Cerbero è quindi più che plausibile che il pittore inserisca il proprio cane che accompagna amichevolmente il proprio autoritratto.
Inoltre, come si, sa il dipinto si trova nel camerino del Cardinal Del Monte, figura di ragguardevole importanza e grande mecenate del Caravaggio. Il pittore viveva con il cardinale nella grande dimora di palazzo Madama in quel 1597 in cui il dipinto fu realizzato nel Casino dell’Aurora nella ex Villa Ludovisi, quindi è certo che Cornacchia fosse anche lui conosciuto e “residente” palazzo Madama. Il suo infilarsi tra le teste del mostro è senz’altro una facezia che il pittore lancia a chi è in grado di scoprirlo, anche se in questo caso sono passati più di quattro secoli.
Questa scoperta è stata anticipata in mezza riga finale dell’articolo citato su “Left”, diffusa sui social e descritta in dettaglio nella 4 edizione del mio Lo specchio di Caravaggio, Vita Nostra edizioni, 2025 pp. 18-21
Dettaglio Nettuno e Plutone. Nettuno abbraccia il cavallo marino e ha un tricorno, il fratello Plutone ha il cane a tre teste Cerbero a difesa degli inferi.
Dettaglio Giove Nettuno e Plutone. Il Re degli Dei e dell’Universo Giove sembra farsi gioco del mondo in una posa del più ardito naturalismo sembra far roteare la sfera con il piede e la mano. Un atteggiamento di incredibile naturalismo che fa immaginare il pittore stesso provare e riprovare contro lo specchio il movimento più reale e beffardo a un tempo. Forse mai si era vista qualcosa del genere.
Caravaggio, Giove Nettuno e Plutone, Olio su volta Casino dell'Aurora 1597
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