Un aspetto che mi ha sempre colpito del prof. Vincenzo Colella, scomparso lo scorso giovedì a cento anni (27 marzo 1915- 8 maggio 2015), è la dignità. Una dignità della persona e degli abiti. Quando mi incontrava diceva .. ragazzaccio ... e senza parere, con un minimo gesto, mi faceva capire il pizzo all'aria, la camicia fuori, il capello tutto scapellato.
Ma la dignità e la misura del vestire e l'ordine della persona era sistemico, non era superficie, era sostanza.
Tra i molti aneddoti mi raccontava che in carcere Sandro Pertini era sempre ordinatissimo. Metteva la tuta sotto il materasso la notte per averla senza grinze la mattina. Ed era sempre ordinato. Pertini, chiaro?. Come se quell'ordine della persona fosse l'arma per combattere la violenza, l'arroganza, la barbarie. Ho visto un mese fa la tuta di prigioniero politico a Mauthausen del prof. Colella. È al nobile e piccolo Museo di via Tasso.
La riportó a casa dal campo di concentramento, praticamente la sola cosa. E si penserebbe.. la tuta? Si riporta a casa, dopo mille peripezie, la tuta? Ma certo: è come se in quella tuta fosse intrisa la propria dignità di uomo, comunque e sempre.
La dignità del prof. Colella era una grande forza. Era il suo essere al mondo. Trasmetteva l'idea che si poteva pensare, si poteva trasformare, si poteva applicare intelligenza e calma per migliorare. Lui certamente l'ha fatto, quando non si è tolto la divisa da ufficiale italiano ed è stato catturato, quando stava nel carcere delle SS a via Tasso e poi nei mesi durissimi in Germania.. E poi, organizzando il rientro di migliaia di poveracci e poi come maestro e professore e come organizzatore delle associazioni dei prigionieri politici e nelle lunghe vicende del suo Villaggio Olimpico. Di tanto in tanto veniva a pranzo con noi e quasi tutti i giovani di Nitro o i laureandi lo conoscevano bene. Ed hanno un racconto, un episodio, un sorriso. Si il prof. Colella sorrideva un sacco, sorrideva.
Tra i molti aneddoti mi raccontava che in carcere Sandro Pertini era sempre ordinatissimo. Metteva la tuta sotto il materasso la notte per averla senza grinze la mattina. Ed era sempre ordinato. Pertini, chiaro?. Come se quell'ordine della persona fosse l'arma per combattere la violenza, l'arroganza, la barbarie. Ho visto un mese fa la tuta di prigioniero politico a Mauthausen del prof. Colella. È al nobile e piccolo Museo di via Tasso.
La riportó a casa dal campo di concentramento, praticamente la sola cosa. E si penserebbe.. la tuta? Si riporta a casa, dopo mille peripezie, la tuta? Ma certo: è come se in quella tuta fosse intrisa la propria dignità di uomo, comunque e sempre.
La dignità del prof. Colella era una grande forza. Era il suo essere al mondo. Trasmetteva l'idea che si poteva pensare, si poteva trasformare, si poteva applicare intelligenza e calma per migliorare. Lui certamente l'ha fatto, quando non si è tolto la divisa da ufficiale italiano ed è stato catturato, quando stava nel carcere delle SS a via Tasso e poi nei mesi durissimi in Germania.. E poi, organizzando il rientro di migliaia di poveracci e poi come maestro e professore e come organizzatore delle associazioni dei prigionieri politici e nelle lunghe vicende del suo Villaggio Olimpico. Di tanto in tanto veniva a pranzo con noi e quasi tutti i giovani di Nitro o i laureandi lo conoscevano bene. Ed hanno un racconto, un episodio, un sorriso. Si il prof. Colella sorrideva un sacco, sorrideva.
Foto del 2 aprile 2011 in una delle tante occasioni di incontro con i laureandi
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