Sunday, December 22, 2013

Che cosa "è" La grande Bellezza. Ovvero il Motivo di Paolo.





Ho letto buona parte delle recensioni disponibili in rete e ho fatto sondaggi con i miei amici su fb a proposito de "La Grande Bellezza", un capolavoro poco compreso, secondo me, del regista napoletano Paolo Sorrentino. Questa la chiave (1) che vi offro.



Il motivo (1) più profondo de "La Grande Bellezza" è anticipato nel testo di Celine dentro la cannonata che dà inizio al racconto e viene dichiarato, timidamente, nel monologo finale. Come è naturale per un'opera d'arte, il motivo di Paolo è però "catturato" nel titolo. Ora il titolo del film è certamente pieno di rimandi e di allusioni, ma esso contemporaneamente dichiara qualcosa di ben specifico. Intendo dire che il titolo è insieme connotativo (allude) e denotativo (dice senza ambiguità) Se non si coglie questo doppio piano, o più semplicemente qualcuno non vi porge la chiave, non si sentirà mai il film e farete parte di quel chiacchiericcio inutile che ci circonda e che è raffigurato nel film e confonderete inesorabilmente quello che si raffigura con quello che si intende dire, l'epidermide con la sostanza. Cogliere che cosa sia questo specifico del titolo, quale sia la sua denotazione dà una completamente diversa profondità alla lettura dell'intero film. Ecco dunque:


Il film non è un film cinico, ma al contrario è un film vitale e che fa della ricerca di una amarognola empatia e dell'apprezzamento degli strati della vita il suo motivo conduttore. Ma è anche un film catartico, una sorta di rigenerazione che ci fa sentire il passato come un "utile" viaggio, "perché fa lavorare l'immaginazione" alla Celine. Ma questa comprensione emerge solo dalle crisi, il cambiamento è figlio della crisi anche in questo film. Jep che non scrive da quarant'anni, a sessantacinque passa attraverso una serie di prove che pur non modificandolo anzi proprio senza modificarlo ma soltanto, come dire, stratificandolo, gli danno una nuova forza, una nuova consapevolezza, aggiungono un nuovo layer che diventa però decisivo, catartico appunto. Le esperienze fondamentali che attraversa sono progressivamente più gravi, l'addio dell'amico fallito, la morte della ex ragazza che lo ha sempre amato e il suo diario distrutto (cosa rilevante per uno scrittore), la vicenda agro dolce con la Ramona Ferilli e naturalmente la frase .. "le radici sono importanti" che annullano la futilità della religione cardinalizia che parla sempre e solo di cibo, o il suo stesso lavoro da "nano" giornalista..

Jep torna alla radice de La Grande bellezza, và al faro, capisce e rivive quell'attimo lontano. Ma credo che non solo Jep riviva nostalgicamente..ma fumando capisce come far vivere dentro di sé insieme a tutti i suoi strati, quello dell'io adolescente al faro e attraverso quello anche la forza annebbiata dell'io scrittore. Tutto rientra nel dialogo finale e nella scena ultima lo dice.. Dice infatti che il suo nuovo romanzo può finalmente cominciare, dopo quarant'anni ritrova la forza, la ragione di scrivere.. Ha anche un titolo per il nuovo libro: La grande bellezza (eccolo il valore denotativo: si tratta del titolo del nuovo libro) E tutto così si avvolge come in un nastro perché noi all'indietro leggiamo La grande bellezza (nella sceneggiatura) e vediamo il film stesso de La Grande bellezza e quello che vediamo è quindi come se fosse "la storia" della nascita del film e allo stesso la sua sostanza in un dolce ondeggiare, come onde su un soffitto.


Ps

Nell'arte non bisogna traccheggiare. si deve sempre amare od odiare, e anche nella critica.


Adesso vi passo una autorevolissima recensione.. sul secondo giornale italiano. questa recensione a me fa inorridire, con il tempo potrei fare una disamina, argomento per argomento del perché.



















Note


1.

"Vi è una differenza tra il tema e il motivo. Il tema rappresenta quell'insieme d'idee che hanno un campo d'applicazionesintattico. Non tutti gli architetti hanno un tema. Anzi solo alcuni riescono ad elaborarne uno e a piegare le occasioni a ricerca su quel tema piuttosto che a semplice adesione a fatti contingenti. Ma il motivo è più del tema. Il motivo intreccia indissolubilmente, e a volte drammaticamente, la caratteristica della ricerca sintattica alle ragioni profonde che riguardano il tempo e le sue crisi e naturalmente la storia generale e personale. Cose spesso non dette, o che è meglio non dire, ma solo mostrare a chi sa vedere." here



Una riprova

L'arte non ha a che vedere "nulla" con la bellezza e gli artisti in questo film lo sanno, disperatamente. Di tutti i personaggi sono i più disperati. Basti pensare alla performer all'acquedotto o alla bambina della terrazza. La bellezza, per Sorrentino, si apre solo con una chiave segreta [Ferilli a metà Biancaneve a metà fata la scopre la notte con il possessore delle chiavi] , iper individuale e certamente per un blink, per un attimo

L'artista che si è rotta la testa e che cerca "la vibrazione", messa alle strette dice "... è un radar..". Forse è invece il faro che illumina, per un flash [...o addirittura, verrebbe da pensare da una scena tagliata, un semaforo (!) Guarda questa scena poi tagliata. E' il blink degli occhi della ragazza che cambiano colore e addirittura il semaforo! metafora talmente sconcertante e iperbolica da richiedere il taglio della scena.] .

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Rassegna Stampa

Colpisce ormai nella stampa l'assenza quasi totale di una critica interpretativa, una critica che tenti di dare al lettore "una chiave" (e vi ometto il riferimento diretto al film in cui chi dà le chiavi "svela"...).

Ora dare le chiavi è proprio il compito della critica e dell'intelligenza. Rare cose, ma certo molto più comuni rispetto alla sintesi artistica, come quella che, ripeto, nel caso di Sorrentino è alta.




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Rassegna Stampa e scheda del film "il giornale"


Rassegna Stampa su Virgilio.it


Escobar

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Condisibile, gli sfugge la cosa più importante, ma scrive cose sensate e sensibili


"In ogni caso, non ha vie d’uscita. O ha la sola che la vita garantisce a tutti. Lui l’attende. L’attende come fosse il suo nostos, un ritorno a casa e alla grande bellezza di un amore intenso e dolce dei vent’anni. Ma sopra le immagini luminose di quella bellezza emerge la decrepitezza della santa africana. Il suo corpo e il suo viso si tendono nello sforzo di salire una scala che dovrebbe garantirle l’indulgenza per sfuggire alle fiamme dell’inferno"


Crespi

***

Recensione onesta e intelligente, che non trova ma cerca ed ha il coraggio di dirlo


"La grande bellezza va visto. Ci stiamo ancora interrogando sulla sua vera natura, che sfugge a una definizione precisa almeno dopo una sola visione. "


Ferzetti

*

inutile e dannoso scritto, pieno di frasi riempitive. La citazione che segue rivela che neanche della trama ha capito molto

"...o alla sua gioventù perduta, evocata da una faticosa sottotrama e inutilissimi flashback, tutto diventa ovvio e farraginoso".


Maltese

*

Inutile e dannosa. Guarda al passato per attribuire valore, solito vizio italiano, per dire che naturalmente F. è insuperabile.



Pagani

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Ecco la frase migliore e condivisibile

"per restituire un epocale, sinistro, mai moralistico autoscatto dei tempi correnti. Sorrentino non giudica. Fotografa. Polaroid che raccontano un’epoca. "





Andrea Frambosi,

'L'Eco di Bergamo', 21 maggio 2013 vai

http://www.rossetorri.it/07-09%20La%20grande%20bellezza.htm

***

Ci prova e quasi ci riesce ma comunque tenta di dire una cosa di fare una ipotesi interpretativa.


"Disincantato e disilluso da tutto e da tutti e soprattutto dalla vita (quella che conduce, ma anche dalla vita in generale), Jep cerca da quarant'anni di ritrovare la vena del suo primo, fortunato romanzo, senza riuscirvi. Ci riuscirà solo quando, finalmente riconciliato con se stesso, tornerà alle proprie radici. La grande bellezza che Gep ha cercato per tutti questi anni non è altro che la nostalgia: quella che ci fa sperare in un futuro migliore. Splendidamente fotografato..."




Aspesi

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Assolutamente sorprendente come una cosi bella penna non colga alcuna chiave significativa, pur con tocchi pregevoli, quanto vacui.


l suo Jep è di lancinante genialità, capace di giudicare e giudicarsi, «Siamo tutti sull’orlo della disperazione, non abbiamo altro rimedio che farci compagnia, prenderci un po’ in giro». Con la dolce inflessione napoletana, le magnifiche giacche, arancioni o gialle sui pantaloni bianchi, il cappello bianco, la sigaretta sempre tra le dita, il sorriso compiacente di chi è sempre al centro della festa ma non della sua vita: e che ritrova nel silenzio, nel vuoto, nella solitudine dell’alba, quando insonne cammina nella città come disabitata, la speranza che forse riuscirà a tornare a scrivere. Sono momenti di magia, in cui si lascia andare al ricordo di un amore inconcluso della prima giovinezza, quando il suo futuro era intatto e pieno di preziose promesse ormai fallite. Sono le pause dal baccano e dal caos, in cui si può ritrovare la grande bellezza: quella di una città meravigliosa, consegnata ai turisti, invisibile ai romani, ma non a Sorrentino che è arrivato nella capitale solo 6 anni fa.


e questa pretenziosa quanto completamente inutile


"Ma non è questo il barocco, che del proprio tempo è espressione violenta e sublime di bellezza e di mostruosità (forse Sorrentino dovrebbe rileggersi Brandi). Il suo è un barocco fine a se stesso, un barocco senza barocco, che volteggia volteggia in una vertigine senza emozione." (Cristina Piccino, 'Il Manifesto', 21 maggio 2013)


(Luca Vinci, 'Libero', 22 maggio 2013) (Massimo Bertarelli, 'IlGiornale', 23 maggio 2013) veramente senza valutazione, on la meritano nemmeno.

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