Salve Professore!
Ci immagina bene, felicemente a Parigi.
Solo che ora Valeria ed io non viviamo più insieme, ma ciascuna con il suo ragazzo..
Io ho finito da un mese un' esperienza lavorativa pessima, in un posto in cui non mi piaceva quello che facevo, quelli per cui lavoravo e stavo perdendo stima in me stessa. Solo che avevo un contratto da cui non è stato facile sganciarsi e sono rimasta incastrata molto tempo.
Ora mi sento molto bene e , soprattutto, libera e non ho intenzione di cercare subito in uno studio. Ho bisogno di fare quello che piace a me e come dico io, approfittando delle tasse di disoccupazione che ho versato qui in Francia in questi 3 anni e che ora mi danno diritto a un sussidio che vale uno stipendio italiano.
Mi dedico a un lavoro in professione liberale (faccio un progetto per interni su 3 piani e seguo il cantiere) e ho messo su un' equipe per partecipare a un concorso. Abbiamo cominciato ieri. Quando avrò fatto il pieno di concorsi, mostre, letture e un po' di sano ozio, ricomincerò la ricerca di un lavoro in studio, quando avrò un'idea più chiara di chi sono professionalmente: ho preventivato 6 mesi di ricerca su me stessa.
All'Italia penso sempre, con nostalgia e amarezza. Purtroppo le piaghe dell'indifferenza, dell'ignoranza, della diseducazione al diverso e del qualunquismo, ammesso che cominciassimo a fare qualcosa per guarirle oggi, potremmo sperare di vedere i frutti tra 20 anni...almeno una generazione.
Oggi a colazione sognavo che sarebbe bello avere un dittatore buono (tanto a noi ci piace lasciare tutto nelle mani di uno), uno che facesse un colpo di stato e abolisse la tv zozzona, facesse fuori il 98% della classe politica attuale, rifacesse la scuola pubblica come si deve, prendesse professori in gamba, appassionati e giovani e spendesse i soldi destinati alla mafia in cultura, musica e cinema. Uno che sapesse prendere le decisioni giuste per formare un popolo con senso critico e voglia di capire, voglia di sapere e spirito di iniziativa. Un popolo che non comincia ad essere disilluso a 16 anni.
Uno che avesse come obiettivo di cambiare la nostra mentalità piccola piccola, attaccata ai particolarismi, che non vede lontano, e che è incapace di sentire il bene comune, incapace di capire che quello che è di tutti è anche di se stessi e non di nessuno.
Come quando gli antichi romani facevano l' imperatore d' urgenza, in caso di guerra, quando non c' era tempo per concertare le decisioni e bisognava essere operativi immediatamente. Il fatto è che in Italia prendono solo decisioni per il peggio (come diceva lei in quel video in cui diceva che da noi anche le iniziative giuste degerano nel loro risvolto più negativo).
Purtroppo mi sembra che in questo momento non siamo in grado di vivere in democrazia, e non ci viviamo in effetti.
Quanto sono disperata per sperare in un dittatore buono? Invece che in uno stato democratico intelligente?
Io che ho sempre avuto, fin da piccina, un' enorme difficoltà a lasciarmi andare alla religione, a riuscire a credere in qualcosa che non capisco, a cedere e affidarmi a qualcosa più grande solo per fede, io che sono cosi' per natura, mi ritrovo a 30 anni a sperare che il mio paese sia salvato da un avvenimento provvidenzale, un miracolo, un cambiamento improvviso e positivo senza nessuna realistica ragione d' essere. E' grave, dottore? ops... professore?
Non è che qui in Francia tutto sia semplice e perfetto, ma i francesi sono educati a pensare e a farsi la loro opinione edahanno gli strumenti per farlo. La società si regge su regole che tutelano il cittadino e che tutti rispettano. Linguisticamente (questo mi fa sempre riflettere) invece di dire "posso" dicono "j'ai le droit de". Per esempio un bambino che sputa per terra viene rimproverato con "tu n'as pas le droit de faire ça". Non la dice lunga?
Allora a presto!
Giulietta
Pubblicato il 25 aprile del 2010 >
3 comments:
Il tono e la traccia della storia non è diversa da quella di tanti altri architetti che sono andatia cercare vita e futuro in altri stati europei e in Francia. Tuttavia però sperare in una forma di Re o di dittatore buono come probabile risolutore dei mali italiani è un auspicio quì romanzato ma purtroppo rientra nella pseudocultura di un popolo.
Il buonismo è la rovina italiana in ogni senso... e non ci sono Re o dittatori o peggio che possano risolvere una realtà che appartiene
alla storia della politica che ha impeciato tutto portando tutto nella cultura delle rigorose e del chiuso delle cordate sia familiari che altro... Fin tanto che non cambierà la mentalità (che è assai improbabile) che non so definire ma che è tipica della realtà
all'italiana... fondata su una sorta di senso antico dell'affilia
zione parentale e amicale...ho paura che per i giovani ci sia per ora poco futuro e non solo per loro purtroppo e ciò nonostante gli inviti paternalistici e istituzionali a lottare in patria....
Nessun invito paternalistico a lottare in patria, almeno da parte mia, ma al contrario cercare di sviluppare le proprie giuste aspettative dove questo è possibile: oramai, per molti dei migliori quasi sempre fuori dall'italia delle famiglie.
Antonino Saggio,
‘viva’ questa mail.
Mi piacerebbe fare una chiacchierata con Giulietta Brunellli per l’inchiesta su Wilfing Architettura sugli architetti migranti.
Che ne pensa?
Saluti,
Salvatore D’Agostino
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