Tuesday, March 07, 2006

Prolusione "Modernity Crisis and Information Technology. Architectures of the Crisis" part 1


Ascolta la prolusione 60 minuti. Vedi le immagini
Corso 2006 La Sapienza Roma

To this topic and speech is connected the important Conference "intelligent Environments" in Athen July 5 and 6 . Submit a paper for the conference, deadline April 4, 2006. Follow the link .

14 comments:

Anonymous said...

Non riesco a scaricare la prima parte della prolusione. E' un problema solo mio, o il collegamento è effettivamente interrotto? Grazie.
Massimo Russo

Anonymous said...

Grazie, ora funziona perfettamente.
M.R.

Monica Barbalace said...

Le mie tre domande in merito alla lezione sono:
1) Nella lezione si sottintende, relativamente al concetto di modernità, una teoria evolutiva dell'umanità basata su una progressione continua: come si relaziona quest'idea con quella spesso espressa della ciclicità della storia, col suo ripetersi nel corso dei secoli delle stesse situazioni?
2) Che cos'è l'urbatettura? (Non l'ho mai sentita nominare....) E che cosa si intende oggi per architettura-scultura?
3) Più che una domanda è una richiesta: possiamo vedere qualche immagine della scuola di architettura in Arizona? Come si chiama il direttore del progetto? Samuel Mok...?

Il mio commento
Lezione decisamente densa di implicazioni e a tratti di difficile comprensione (per problemi di audio).
E' stato illuminante per chiarire il significato di una frase di Borromini che mi aveva colpito molto: "Chi segue gli altri non gli va mai innanzi": credo che questa frase si possa adattare benissimo a tutti i pionieri della modernità intesa come trasformazione della crisi in valore.

caterina naglieri said...

All’inizio sembrava un discorso dei soliti, di quelli astratti quanto una lezione di fisica tecnica, e per me, che forse sono un po’ troppo materialista, era arduo ascoltarlo. Ma è bastato l’ultimo appunto fatto - quello sul videotelefonino per intenderci - per rovesciare il tutto e rileggere in un’altra ottica la questione. È una cosa tanto banale da risultare geniale. Abbiamo la soluzione davanti agli occhi e nessuno - o quasi - se ne è accorto?
Proviamo a schematizzare.
A - la crisi suscita un’estetica di rottura e di cambiamento (Baudrillard)
B - la modernità trasforma la crisi in valore (Bruno Zevi)
C - le architetture che esprimono modernità sono quelle frutto di una crisi cioè che vengono fuori dal confronto col problema di un determinato tempo
D - dopo l’analisi dei casi più rappresentativi nella storia di architetture della crisi, non resta che una sola cosa da chiedersi PRIMA di agire: QUAL’E’ LA CRISI OGGI ??? Sembra proprio che sia l’avvento dell’Information Technology e a noi, nuova generazione di pensatori e demiurghi, spetta il compito di trasformarlo da “trauma” a “virtuosismo”.
Dunque analizziamo il nostro tempo, i nostri modi di vivere e di pensare; viaggiamo, conosciamo, guardiamo nel futuro, perché dobbiamo risolvere i problemi reali, non quelli stampati sui libri o visti in televisione.

Ecco le 3 domande che sottopongo all’attenzione del corso:
1. che significa “paesaggio mentale”?
2. la conseguenza di tutto il discorso su modernità/crisi/architettura è che la ricerca architettonica deve andare nella direzione della rottura?
3. perché non è possibile avviare esperienze concrete come quella del professor Mockbee in Alabama qui alla Sapienza?

marzz said...

Secondo me, un esempio di "Architettura della crisi", fu' la nascita della citta' di Venezia.
Infatti, la citta' nacque a seguito del flusso dei rifugiati, che abbandonarono la Pianura Padana sotto la spinta
dell'invasione longobarda nel Nord Italia.

La mia domanda e' questa:
E' possibile che il valore che implica la risoluzione in positivo di una crisi sia a sua volta generatore immediato di crisi?
Possiamo pensare a molti esempi della nostra Architettura attuale.
Il mondo occidentale e non solo, dal punto di vista formale tende ad unificarsi, perdendo le caratteristiche proprie del luogo(anche se cio' comporta sovente notevoli vantaggi).

cosimo said...

SULLA LEZIONE: "INFORMAZIONE MATERIA PRIMA DELL'ARCHITETTURA"
Ma modelli dinamici come elementi mentali di strutturazione dello spazio o come strumenti? Nel senso: l’informazione è materia, l’informazione è continuamente in formazione, e quindi mutevole e prende forma in modelli dinamici; ma allora i modelli sono strumenti per modellare l’informazione? In sostanza: se è stato vero che strumenti abbiano in passato determinato costruzioni mentali dello spazio (la prospettiva, la piramide), ciò è ancora valido oggi? Legare cioè la concezione mentale dello spazio agli strumenti generati dal nuovo contesto o ricondurla oggi direttamente alla materia prima per poi gestirla con gli strumenti? Insomma, modelli dinamici reitificati in architettura o usati come strumenti per gestire una concezione spaziale che ha come fonte diretta la materia prima?


SULLA PROLUSIONE E SULLE " NUOVE SOGGETTIVITA' "
Prima domanda: perché non ha fatto la prolusione alla prima lezione? Sarei stato molto più convinto per l’iscrizione…Seconda domanda: La crisi è determinata dall’avvento del mondo dell’informazione o è esso stesso in crisi? Riprendendo cioè dalle domande sulla lezione1: utilizzando strumenti come imput di costruzione mentale non si rischia di fare un operazione ideologica come quella del movimento moderno? È possibile che ci troviamo oggi in una situazione simile a quella di Terragni? È insomma possibile che la crisi non sia più generata dall’avvento del mondo dell’informazione sul sistema preesistente ma dall’informazione stessa? Nel senso: sistema preesistente, nuovo avvento, crisi e successivamente nuovo sistema in crisi per il riecheggio del vecchio. Dov’è la crisi oggi? Terza domanda: L’anima dell’informazione è la interconnessione tra i dati. Ma in realtà cosa faccio se traduco questo in architettura? Rappresento, formalizzo con elementi nuovi e rivoluzionari, ma questo vuol dire davvero prendere forza dalla crisi per combatterla o solo rappresentarla? E’ possibile che la crisi sia invece nello stesso mondo dell’informazione? Che questo determini l’estraneazione del singolo e quindi una condizione di crisi? E allora mi chiedo: come può un simbolo rivolto a tutti comunicare soggettività? E’ possibile che la crisi sia un qualcosa di intrinseco al nuovo sistema e non invece determinata dall’avvento di questo e di conseguenza la forza progettuale dello spazio non dovrebbe nascere da questi elementi stessi per poi essere gestita con i nuovi strumenti?

Una mia idea di architettura della crisi:Alvar Aalto, Padiglione di Finlandia a New York (1939); alla freddezza della produzione industriale, della razionalità, Aalto contrappone la spontaneità, i valori umani. Aalto travolge il prisma statico sospendendovi dento una grande parete ondulata in listelli di legno sostenuta da fili in tensione, a dire: questa è la mia terra, i miei valori.

Valeria Ledda said...

Ho trovato la lezione molto interessante e perché no anche emozionante.
Gli argomenti che più mi hanno colpito sono stati gli ultimi affrontati, queli che attendevo con più curiosità, non esendo stata in grado di interpretare le imagini prima di ascoltare la lezione.
L’esperienza del Rural studio in alabam mi ha commosso il primo pensiero che mi è venuto, con non poca invidia è stato:”perché noi no!”.
E soprattutto come potremmo inserire all’interno del nostro corso di studi un’esperienza così forte e importante?
E se avessi l’opportunità quali sarebbero i punti di crisi individuabili nel nostro contesto?
L’ultima immagine mi ha fatto impazzire, stava lì priva, almeno apparentemente di senso, ma non potva essere un errore. E poi ascoltando la lezione “non può parlare è sordomuto” una epifania.
Ma come potremmo immagina re lo scenario del futuro?
Anche se banale, una delle contraddizioni crisi del nostro tempo è la disparità tra una parte di mndo “ricca”, che può permettersi “adirittura” una tecnologia fine a se stesa, e una parte povera, per la quale la strada intrapresa dal Rural studio, pu rappresentare una strada plausibile , dove realizzabile.
E allora un possibile scenario del futuro è l’incontro di queste 2 strade. Come questo può avvenire?

Stefania said...

la lezione è stata in buona parte chiara....solo un paio di punti non sono chiari: infatti nel carcare un esempio di architettura ho dovuto dividere la ricerca in due ambiti.
da qui nasce la prima domanda:
1-un'architettura che ripropone il tema della modernità contiene già in se il superamento stesso della crisi, ovvero la trasformazione di questo in un valore?

intesa in questo senso un'architettura della modernità può essere forse la casa schroder a utrecht di thomas rietveld.

un'altra accezione può essere invece quella dell'architettura della crisi, un intervento che smaschera e mette a nudo una crisi: il museo dell'ara pacis a roma di richard meier è un'architettura che secondo me ha messo in luce una condizione di crisi preesistente, ovvero l'incapacità di comunicazione tra il mondo dell'architettura che produce opere acclamate e, come a roma, spesso attese, e un'utenza che arriva a subirla senza capirla o apprezzarla.
quindi sintomaticamente:
2-un'architettura così "rivelatrice" può essere considerata un'architettura della crisi?

ultima domanda?- è possibile allora che non c'è spirito di modernità se non c'è una situazione di crisi?....forse ancora qualcosa non mi è chiaro............

Piccirillo Mario said...

La prolusione è stata molto interessante per il fatto che mi ha chiarito i vari "salti" compiuti dall'Architettura nel corso del Tempo. L'architettura della prospettiva, quella di Borromini, il salto effettuato dopo circa 120 anni dalla Rivoluzione industriale con il Bauhaus ed infine Gehry.... La cosa che ho notato è la riduzione del tempo tra un salto e l'altro. Sarà così anche in futuro? Ad esempio leggendo articoli di vari critici sembra che l'architettura Bloboidale sia già fuori moda.
E' proprio su quest'ultimo concetto che si concentra la mia attenzione. il rapporto tra modernità e moda: il primo è una tensione, è stare sempre sull'onda dell'avanguardia, la seconda potrebbe essere il risultato di una "pigrizia" intellettuale, peggio ancora di opportunismo professionale... Nel futuro ci saranno tutte queste crisi per giustificare un'estetica di rottura?

emmanuele gianessi said...

ma la crisi è un momento di difficoltà che capita addosso agli uomini o sono piuttosto questi che la cercano ? in fondo la crisi ci stimola e ci fa progredire quindi siamo noi a volerla.

Anonymous said...

La crisi ha un valore perchè innesca un processo per risolvere un problema in atto, ma allora ogni corrente nel corso della storia può essere considerata modernità?
E se così fosse tutto deve essre visto come un ciclo continuo di crisi modernità, crisi modernità crisi modernità?
lAURA FIORLETTA

palmasirchia said...

è la terza volta che scrivo un commento, purtroppo non capisco per quale motivo non riesco a far partire il mio commento.

vanessa said...

Dalla lezione si evince che la modernità è intesa come cambiamento di una crisi in valore, ma quindi non c'è modernità senza crisi?
Ogni superamento di una crisi deve essere inteso come modernità?
Cosa si intende per paesaggio mentale?

luisa said...

Se la modernità non è un valore temporale ma è uno stato di tensione che fa della crisi un valore -come abbiamo visto nella Rivoluzione Francese, nella Rivoluzione Industriale,...- e, se come dice Kepling la storia è un continuo evolversi ma l'uomo è sempre lo stesso, quindi cambiano i mezzi ma la storia si ripete, allora è nel passato e nel suo studio che abbiamo le risposte, certo aggioranendole ai mezzi di oggi.
Se abbiamo bisogno di un momento di rottura per fare diventare la crisi in valore, allora mi chiedo non è proprio quello che stiamo vivendo?!
Mi spiego, può sembrare presuntuoso, ma forse proprio in questa sede e proprio noi,- come nel passato è stato per i vari artisti che s'incontravano e discutevano facendo nascere le " nuove correnti"- abbiamo l'opportunità di far nascere o almeno di capire e far nostro il nuovo "Paesaggio Mentale" comune a tutti, come una corrente artistica e filosofica per poi far nascere individualmente dei "filoni del nuovo pensiero".
Allora mi rispondo... se una crisi deve essere individuata dal mondo che cambia, dalla società che si evolve e dalla politica potremmo individuare cosa sta succedendo oggi con lo scioglimento dei ghiacciai(crisi ambientale), con il petrolio che diminuisce in quantità ma aumenta nel prezzo( crisi economica),con il Protocollo di Kyoto(movimento politico).
Concludeno dico che forse proprio questo è il nostro elemento di rottura, la nuova tecnologia che avanza.