Wednesday, October 01, 2008
"Utopie Fatte" A proposito del lavoro di Antonio Presti in Sicilia
Sono andato a Tusa a parlare con Antonio Presti, il fondatore di Fiumara d’Arte e dell’Atelier del Mare.Avevamo bisogno di parlare uno con l’altro senza intermediari e senza filtri: confrontarci sui progetti, sui desideri, sulle utopie da realizzare come Presti le chiama. Innanzitutto “utopie da realizzare” è un bel termine, molto appropriato al caso specifico. Le azioni che ha già creato sarebbero imprese in altri lidi, ma in terra di Sicilia il valore è più grande, perché maggiori e più intensi sono stati i rischi.Per esempio non è una utopia realizzata quella di Fiumara d’Arte? Grandi opere, forti sculture di deciso impatto, segni ed emblemi che quando uno le incontra dice: «Ma caspita, questo è il giusto, questo è il bello!». Ebbene come sapete queste grandi opere nel paesaggio non si sono realizzate nelle bucoliche vallate nordiche, ma in terre aspre e dure, terre di civilizzazioni in lotta e contrasto ma anche avviluppate in un amalgama millenario. È proprio in Sicilia che opera Presti, che combatte e inventa, che realizza e protegge il complesso monumentale di Fiumara d’Arte sin dal 1986. Le grandi opere (da Consagra a Nagasawa, da Festa a Lanfredini e Schiavocamo) possono spingere se viste in fotografia a dividere il capello in quattro del déjà vu, ma se ci si va veramente e le si annusa con lo spazio loro e con il paesaggio loro, il visitatore ne esce smosso, e si interroga e li interroga i grandi dolmen contemporanei. Bene, dicevamo che questo mondo di grandi opere non è affatto un’utopia ma esiste, è stato fatto, lancia i suoi enzimi nel paesaggio e nella società. Per esempio arrampicandosi in uno di questi paesi montagnosi, si scopre Energia mediterranea di Antonio Di Palma: un’onda blu in cemento armato distesa sul paesaggio. E sull’onda stanno arrampicati sei o sette teenager che respirano e scherzano e stanno proprio lì a vivere il tardo pomeriggio. Certo si avrebbe voluto che declamassero Shakespeare o almeno Quasimodo vicino ai resti megalitici che sono accanto all’onda, invece di parlare ai cellulari, ma forse va bene anche così. Sono belli e giusti loro, insieme al segno dell’onda in cima alla montagna. Tornado a Presti abbiamo parlato dei suoi progetti in corso: innanzitutto l’azione a Librino (questo quartiere negletto di Catania). L’idea forza è che “Librino è bello” e si realizza attraverso le gigantografie dei suoi abitanti sulle facciate cieche degli edifici e magari, e ne abbiamo parlato, anche con una delle foreste vegetali di Miguel Chevalier che Presti ha conosciuto dalle nostre pagine (On&Off in «L’architetto italiano» n. 19). Accanto a queste azioni stanno per realizzarsi una serie di opere sia di artisti che di bambini lungo il viadotto di 3 km che segna un margine del quartiere. Viadotto che attualmente è crisi e ferita aperta, ma che attraverso questa opera collettiva si trasforma in porta di accesso e di riscatto. Presti ha scoperto che gli interlocutori piùbravi e attenti ai suoi progetti stanno nelle scuole, e gli alunni elementari (i più vivaci equelli che fanno più domande) quelli delle medie e quelli dei licei sono coinvolti a migliaia in queste imprese. Un grande forno è stato organizzato in loco le terrecotte di 3 m di altezza si stanno cuocendo, tra paure e ansie, tra fatiche e gioie, ma saranno lì in autunno! Poi mi ha parlato di Oreto, questo torrente fiume che da Monreale si butta a precipizio verso Palermo. Ma nella sorgente dell’Oreto cisarà una grande arca lunga 200 m. Un’arca realizzata con i resti delle barche dei clandestini che arrivano in Sicilia. Il progetto è moltopiù complesso, ambizioso e circolare, ma gli elementi entrano tutti in gioco: l’azione sociale, il nuovo sbarco, il coinvolgimento attivo dei giovani eccetera. E poi ancora un’altra idea progetto, quella del tempio, la realizzazione cioè di un grande tempio itinerante che a partire da un cratere del vulcano dell’Etna si sposti mano a mano nelle città della Sicilia. Un progetto ambizioso, complesso, ricco, affascinante che si dovrà fare nei prossimi anni, come si è fatta la Fiumara d’Arte o L’Atelier sul Mare oppure Librino o il treno dei poeti, perché l’unica ribellione possibile, l’unica dignità possibile è quella del fare e del creare: non bloccarsi, non farsi bloccare,andare avanti regalando la propria esistenza e la propria resistenza. Che sono due parole che si assomigliano tanto, sono due parole così vicine l’una all’altra, no?
Pubblicato ne "L'architetto Italiano" n. 25 inserto On&Off. Scarica gratuitamente il pdf
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