Tuesday, April 18, 2006

EUR: se Terragni avesse vinto. Mostra e convegno


Ascolta l'intervento Omaggio a Terragni Oggi. . Ulteriori materiali sulla mostra "Terragni Futuro" installata alla Casa dell'Architettura di Roma il 18 aprile 2006 (sino al 9 Maggio) e immagini e film .
Qui un film sulle strisciate esposte

8 comments:

Anonymous said...

non a roma non riuscirò ad essere all'inaugurazione della mostra. faccio un grosso in bocca al lupo a tutti e in particolar modo al professore saggio.
a presto...

Antonino Saggio said...

Grazie dei commenti. Ci tengo che ce ne siano soprattiutto sull'allestimento curato "integralmente" dal Gruppo Scanner
Architetti Lorenzo Mastroianni, Aldo Mammucari, Alfredo Principia, Alessandro Mazza classe caad 2004 che hanno lavorato con grande intensità, passione e intelligenza. Hanno avuto tutti gli oneri, che abbiano anche tutti gli onori!

Anonymous said...

...a proposito dell'allestimento degli scanner:
Bravi ragazzi per il lavoro che avete fatto sull'anello dell'acquario. siete riusciti a modificare la spazialità dell'area che vi era stata assegnata. bravissimi! non era facile visto la forte curva dell'ellisse in cui avete allestito.

in particolar modo ho apprezzato la maniera di lavorare sui movimenti dell'utente-percorso.
Trasformandolo in spezzata e giostrando le relazioni tra lo spazio dell'anello e gli elementi esterni (aprendovi - quando necessario - verso la tavola rotonda o verso la finestra sul giardino) avete caratterizzato un tratto dell'anello. Da una traiettoria curva e lunga si passa ad un zig-zag convulso. è giusto! in quel tratto ci sono delle informazioni.quel tratto è denso e informato.E lo avete fatto alla scanner.

Come ho avuto modo di dirvi, mi lascia perplesso la chiusura. E' risolta, ma avrei preferito che si ri-agganciasse al percorso normale (l'ingresso alla mostra è un ottimo esempio di ciò che preferisco=una compressione e una deviazione dell'asse di percorrenza, mentre la chiusura è un freno).
Sono rimasto piacevolmente sorpreso quando mi avete rivelato il budget.questo vi fa onore e dimostra che l'architettura non ha bisogno di grandi capitali.

Un ultima cosa:
perchè non organizziamo un finissage(ovvero un "evento-festa" di chiusura della mostra)?

A presto,
fabio schillaci.

Antonino Saggio said...

Fabio Schillaci ha fatto un commento intelligente, all'altezza dell'importantissimo premio internazionale che ha ottenuto cioè il secondo premio ex aequo al frequentatissimo, internazionalissimo e ben retribuito Concorso Feidad dedicato alle ricerche sull'architettura Digitale. Ero in giuria per la fase semifinale e posso garantire che le modalità di giudizio sono assolutamente trasparenti e democratiche.
Guardate il progetto dell'architetto Schillaci qui
http://www.schillaci.org/
Sul feidad andate qui http://www.feidad.org/

Per quanto riguarda una festicciola di chiusura assolutamente si. Festeggiamo la mostra e questa importante vincita insieme!

Unknown said...

Ho un paio di cose da dire sugli interventi del convegno, ma prima vorrei spendere due parole sulla mostra allestita dal gruppo Scanner e sui caratteri generali dell’evento.

Devo dire che la mostra comprendente i lavori del corso CAAD ’04 mi è sembrata riuscita dal punto di vista sia dei contenuti (i progetti) sia dell’allestimento, e per questo vanno i miei complimenti al gruppo Scanner e ai docenti del corso svolto nel 2004 che hanno stimolato queste creazioni e studi. Lo stesso non si può dire dell’attenzione ricevuta da parte di tutte le persone che hanno partecipato al convegno, che non hanno dato neanche un’occhiata alla proiezione in ciclo continuo visibile in un intero interasse della galleria superiore. Sarà che la cultura architettonica italiana guarda o all’accademia, quella che per inciso ha “sconfitto” la modernità degli allora giovani architetti quali Terragni, o alla griffe dei grandi Architetti affermati in tutto il mondo.
Che l’attenzione verso i giovani sia realmente ancora così bassa?
Rimango sconcertato, si fa un convegno per ricordare gli errori e le “occasioni perdute”, e nello stesso tempo si continuano a commettere gli stessi sbagli. Brutto vizio. L’unico intervento in merito non poteva che essere quello del prof. Saggio, che ha iniziato parlando proprio della mostra ed invitando gli astanti ad interessarsi ad essa. Consiglio purtroppo rimasto un po’ nell’etere.

Le premesse del convegno sono state molto interessanti, si era infatti detto che tre erano stati i motivi principali per i quali era stato organizzato questo evento:
1_ verità verso il reale svolgimento della Storia
2_ rimedio alla dimenticanza che Roma ha mostrato nel 2004 verso il centenario dalla nascita di Terragni
3_ analisi e azioni possibili nella situazione contemporanea

Per quanto riguarda il primo punto, ritengo che in generale il convegno abbia riportato i fatti storici in maniera chiara e fedele al reale andamento degli eventi, anche se l’intervento del prof. Mariani mi è sembrato un po’ troppo condito di supposizioni non condivisibili, poiché basate su emozioni umane che non capisco come abbia fatto a percepire (mi riferisco alle presunte invidie/ripicche di Pagano!!! bah). A parte questo, ho gradito molto il taglio critico dato al racconto di quegli eventi, per noi tristi, volti ad analizzare le cause della sconfitta della modernità/razionalismo, e condivido con il prof. Saggio e la prof. Muntoni, che il problema principale è stato nell’aver rifiutato compromessi, così come ha invece ammesso Libera di aver accettato. Il pensiero di staccare il telaio, rendendolo autonomo, in modo da generare nuove possibilità spaziali dettate dal vuoto e dalla sottrazione, è stata una operazione troppo sconvolgente per le “menti” di allora. E come la storia insegna, non tutte le innovazioni sono sempre accolte a braccia aperte, e spesso sono riconosciute ad anni di distanza se non secoli, soprattutto perché vanno a cozzare con le “convinzioni” politiche vigenti.
L’architettura non dovrebbe essere politicizzata, se questo significa obbligarla a chiudersi in una sfera ridotta di possibilità progettuali; ma di contro l’architettura è politica se intesa come manifesto sociale di realtà esistenti: la stessa realtà dei vari Terragni, Lingeri, Cattaneo.

Il secondo punto parla da se, ma il terzo è quello che mi lascia tra il “perplesso” e “l’esterrefatto”.
Come si può ancora oggi conservare qualsiasi cosa appartenente a migliaia di anni fa (parlando sempre di architetture) senza una valutazione critica e consapevole del reale valore delle opere presenti sul nostro territorio, e con la stessa tranquillità buttare giù edifici come le Torri dell’Eur, o lasciare al completo abbandono altri come il Velodromo, poche testimonianze di una architettura razionalista italiana.
E in favore di cosa, di un nuovo progetto di una star internazionale? Va bene se fatto con cognizione di causa, ma rimango un po’ scettico se penso alla bella favola che ci vogliono propinare con la “nuvola” di Fuksas che altro non è se non un giochetto formale inutile e che non ha nulla a che vedere con i capolavori di architetti come Gehry.

Ultimo punto è sicuramente l’intervento velatamente polemico di Nicoletti, che ha parlato liberamente su tutta l’Architettura degli ultimi anni a Roma. Mi trova d’accordo quando parla di esperimenti non sempre riusciti anche se affidati a grandi Architetti; a mio avviso sembra che molte volte ci sia la paura di azzardare qualcosa di non convenzionale per la cultura italiana (vedi l’Auditorium, dove ritornano prepotentemente, anche se non mi dispiace del tutto, cortine in mattoni e coperture in piombo: certo è che siamo distanti anni luce dalla leggerezza delle opere di Terragni), oppure la completa anarchia nel rispetto dei “canoni ambientali” (vedi l’ormai conosciuta come “stazione di servizio” dell’Ara Pacis). Altre volte trovo sconcertante come opere osannate come quella di Zaha Hadid, non trovino risoluzione ancora, poiché si pensa a delle forme che poi non si sanno costruire, oppure per le quali il pensiero di una struttura è successivo alla risoluzione della forma (vedi anche la “nuvola” di Fuksas).
Almeno in questo Terragni ha per me vinto pienamente: ha dimostrato che un vero Architetto è si visionario e creatore di nuovi spazi e forme, ma è anche un creatore di strutture atte ad essere realizzate. Il binomio struttura-forma, in qualsiasi epoca o filone architettonico operiamo, non può essere né scisso, né l’uno può essere posticipato all’altro. Sono due processi costitutivi, che insieme a molti altri (che mi sembra il caso di non elencare), camminano parallelamente e si toccano ed intersecano in vari punti dell’iter progettuale.

Saluti,
Giustino Di Cunzolo

Antonino Saggio said...

STEFANIA GORI COMMENTA DUE MOSTRE INSIEME
MOSTRE A CONFRONTO: IaN+ modelli di architettura ed Eur: se Terragni avesse vinto…Mentre nell’esposizione dei modelli di Ian +, progetti che definirei “trasparenze oltre il limite”, il senso di novità, avvenirismo che avvolge queste architetture proiettate verso nuove concezioni spaziali ha nascosto la staticità dell’allestimento, quest’ultima mi è apparsa più evidente nella mostra di Terragni. La mancanza di multimedialità ed interattività era riflessa anche nei commenti del libro-firme, dove con epiteto poco raffinato, si comprendeva che una classe di un liceo classico di Roma si era ben annoiata. Riflettevo così tra me: noi studenti di architettura vediamo con occhi esperti e quindi comprendiamo i pannelli degli allestimenti, i plastici, ecc. solo perché rientrano nelle nostre attività quotidiane di anni di studio; ma gli altri, che hanno anche un buon livello culturale, sono tagliati fuori dalle nostre speculazioni perché probabilmente per loro sono incomprensibili. E allora una domanda nasceva spontanea, in futuro il pensiero architettonico dovrà coinvolgere un numero sempre crescente di individui o continuare a rimanere rinchiuso in ”Babeli d’avorio”?.

Altro dilemma, come attivare i visitatori? La risposta a quest’ultimo interrogativo non poteva che essere l’Information Technology. Cosa ci avrebbe emozionato, suggestionato, impressionato o anche solo riacceso i ricordi e le fantasie?L’opera di Terragni si snoda in un arco storico preciso, e forse sarebbe stato efficace proiettare spezzoni di film, e non intendo solo quelli istituzionali ma quelli, anche muti, che la gente vedeva al cinema, ascoltare brani musicali dell’epoca, far interpretare da attori famosi scritti, lettere dell’architetto, riportare pettegolezzi dell’epoca (purtroppo oggi si vendono più giornali di gossip che di cultura), postazioni Web dove poter approfondire argomenti, il tutto inserito in spazi virtuali; in altre parole coinvolgere in modo più interattivo un fruitore medio, non necessariamente architetto, che avrebbe potuto respirare anche il contesto sociale, culturale e politico in cui l’opera di Terragni è emersa. Stefania Gori

SAGGIO Risponde
Chissa se il commento negativo della classe del Liceo si estendeva anche alla mostra "Terragni Futuro" posta al ballatoio o solo a quanto c'era al piano terra, che si è fatta un punto di onore di essere distinta e autonoma.
In ogni caso la mostra Terragni futuro era pensata effettivamente con un ampio ricorso di Information Technology anche per rispondere all'osservazione che fa Stefania Gori sul coinvolgimento del pubblico. Quella che si vedeva era sperò. è bene precisarlo, solo l'esposizione del "il progetto" della mostra da realizzarsi e non la mostra stessa. Inoltre, non essendo stato fornito un dall'organizzazioe proiettore, abbiamo potuto usare il nostro privato, ma solo per il giorno di apertura.

pay per head call center said...

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Antonino Saggio said...

Oggi Ho scoperto un vecchio film che conteneva tutte lestrisciate realizzate da studenti e assistenti. L'ho messo su You Tube, a presente memoria. http://www.youtube.com/watch?v=uTnBMPcudqw&feature=youtu.be