Mi associo al dolore dei familiari e dei tanti amici per la scomparsa di Cesare Casati. Dopo molti anni con Gio Ponti suo amato maestro a Domus, che diresse alla fine degli anni Settanta, fondò nel 1986 L’Arca. Era una rivista piena di cose e rutilante di idee e novità. Molte arrivarono troppo presto e non furono affatto capite. Per esempio, chi ha pubblicato con un servizio serio Biosphere 2.? L’Arca! Chi il lavoro di Johansen? L’Arca. E le sperimentazioni digitali? L’Arca. E Massimiliano Fuksas quando era da tutti inviso? L'Arca. Mentre riviste blasonate riuscivano a farci sembrare noiosi e inutili architetti che amavamo profondamente (vi ho parlato del numero di Casabella su Kay Fisker) l’Arca con Cesare direttore promuoveva costantemente il nuovo senza timori né sussieghi. In una fase, grazie a Marco Petreschi insegnò a Valle Giulia ed era contento di farlo come capivo quando ogni tanto ci si incrociava. Abbiamo gestito insieme un grande convegno all’Auditorium di Roma nel 2008 (nella foto mentre interviene il suo amico John Johansen) che voleva indicare la indispensabilità per l’architettura di incontrare la scienza, che era un suo leit-motiv, ed ecco perchè portai John Allen e ne fu entusiasta. Nel 2012 curai su suo incarico per intero un numero dell’Arca dedicato alle infrastrutture di nuova generazione e sulle linee tranviarie nel recupero urbano (il nostro anello si chiamava Urban green line). E ricordo il pacco di riviste con cui arrivò in treno da Milano e che distribuì gratuitamente alla Casa dell’architettura. Mi sarebbe piaciuto stare di più con lui e mi addolora molto la sua scomparsa. Ancora un grande abbraccio ai suoi cari e ai membri della redazione de L'Arca.
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