Thursday, August 16, 2012

Ricordo di Luciano Biancatelli

Il giorno 13 agosto si è spento il prof. Luciano Biancatelli. Ne sono profondamente rattristato. E sono sicuro che le centinaia e centinaia di alunni che lo hanno avuto come professore condividono un pensiero grato e riconoscente ad una grande persona, generosa, pieno di forza ed intelligenza qualità che riusciva veramente a trasmettere ai suoi allievi, prima delle medie e poi delle superiori. Se l'effetto specchio esiste, noi cercavamo un poco almeno di assomigliargli.

 Il prof. Biancatelli a me in particolare ha trasmesso giovanissimo e appena arrivato dalla Sicilia un insieme di importanti valori, di belle certezze: l'impegno, il lavoro insieme agli altri, una propensione a non esagerare e ad essere sempre misurati (con scarsi risultati, nel mio caso). Ogni tanto ci parlava della sua passione per il rugby, e per la caccia, ci trasmetteva sottilissimamente l'idea di un amore pieno, senza mercificazioni di sorta. Era molto solido nel fisico ed aveva una faccia esattamente etrusca. Faceva delle cose impensabili. La domenica ci portava per musei. Ripeto la domenica ci prendeva noi alunni di prima media, e ci portava nei musei. Ricordo per esempio le aule scure del Pigorini. In classe ci leggeva "Il Richiamo della foresta" di quel London tutto umano, tutto fisico, senza orizzonti divini e divinatori.
A ricreazione, unici in tutta la scuola, ci portava a correre nel cortile ed ebbe grossi scontri con il preside. Molti anni dopo mi raccontò che riusci ad evitare una nota di biasimo perchè fece vedere all'illustre preside una sua lettera a lui piena di errori di grammatica. Se si va in internet si trova il suo trasferimento "per motivi politici " nel 1972. Altri tempi.
L'anno successivo a quello del "Richiamo della foresta" era il 1968. Un gruppo andava uno o due pomeriggi a settimana in una grande terrazza vicino piazza "Re di Roma" e leggevamo "il Diario di una professoressa". La scena era come quella di un film veramente. Una grandissima disadorna terrazza sulla città assolata, cinque o sei ragazzi con il prof. a leggere. Sicuramente Massimiliano Chialastri, Colapicchioni, Fernando Benedetti uno cattivo che  non mi ricordo come si chiama, e credo Franco Schiappa, che era simpatico e con cui avevamo fatto un sacco a botte all'inzio, perchè venivo da Patti e forse ero diverso.

La lotta di classe, don Milani, le professoresse stupide, la selezione: ogni tanto il professore ci lasciava capire che stava succedendo qualcosa anche adesso nel mondo attorno a noi, in quel maggio del 1968, nella nostra seconda media, e che forse era arrivata la rivoluzione.
Capii a poco a poco che il professore non solo era tale e serio e ci metteva i voti e ci interrogava e tutto il resto, ma che era anche un intellettuale e perciò comunista.
Scriveva articoli su "La Riforma della scuola" e anche libri. Anche dopo le medie ci vedemmo di tanto in tanto. Ricordo quando andammo a sentire i canti cubani, eh si la rivoluzione loro l'avevano fatta, all'ex cinema jolly, quello vicino al Verano. O quando andai con lui e la sua famiglia in qualche paese nelle Marche perchè presentava un libro.
Sapevo che facevano vacanze mitiche in campeggio libero in posti splendidi e spero che uscirà un libro con le foto e i racconti. Mi prenoto.
Negli anni anche magari dopo dieci anni ci si vedeva, gli portavo un libro. Viveva a Bracciano con la moglie Sonia, amava moltissimo i cavalli e ne ha scritto, faceva memorabili cavalcate e vere imprese e curava l'orto. Ultimamente ho rivisto il figlio grande, anche lui architetto, Fulvio  ma credo di non aver mai rivisto da tempi lontanissimi la figlia Fiammetta che fa l'editrice e il figlio più piccolo, Lucio.
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