Monday, May 19, 2025

La scomparsa di Cesare Casati ( (Milano, 29 agosto 1936– Milano, 18 maggio 2025)

Mi associo al dolore dei familiari e dei tanti amici per la scomparsa di Cesare Casati. Dopo molti anni con Gio Ponti suo amato maestro a Domus, che diresse alla fine degli anni Settanta, fondò nel 1986 L’Arca. Era una rivista piena di cose e rutilante di idee e novità. Molte arrivarono troppo presto e non furono affatto capite. Per esempio, chi ha pubblicato con un servizio serio Biosphere 2.? L’Arca! Chi il lavoro di Johansen? L’Arca. E le sperimentazioni digitali? L’Arca. E Massimiliano Fuksas quando era da tutti inviso? L'Arca. Mentre riviste blasonate riuscivano a farci sembrare noiosi e inutili architetti che amavamo profondamente (vi ho parlato del numero di Casabella su Kay Fisker) l’Arca con Cesare direttore promuoveva costantemente il nuovo senza timori né sussieghi. In una fase, grazie a Marco Petreschi insegnò a Valle Giulia ed era contento di farlo come capivo quando ogni tanto ci si incrociava. Abbiamo gestito insieme un grande convegno all’Auditorium di Roma nel 2008 (nella foto mentre interviene il suo amico John Johansen) che voleva indicare la indispensabilità per l’architettura di incontrare la scienza, che era un suo leit-motiv, ed ecco perchè portai John Allen e ne fu entusiasta. Nel 2012 curai su suo incarico per intero un numero dell’Arca dedicato alle infrastrutture di nuova generazione e sulle linee tranviarie nel recupero urbano (il nostro anello si chiamava Urban green line). E ricordo il pacco di riviste con cui arrivò in treno da Milano e che distribuì gratuitamente alla Casa dell’architettura. Mi sarebbe piaciuto stare di più con lui e mi addolora molto la sua scomparsa. Ancora un grande abbraccio ai suoi cari e ai membri della redazione de L'Arca.

Friday, March 28, 2025

IL GATTOPARDO NETFLIX UN COMMENTO

Mi sembra il minimo: vedere dal Canada la serie di Netflix “Il Gattopardo”. Come è stato notato, per esempio nella recensione su Elle, è bene recidere i cordoni con il romanzo e con il film. Sono generi, tempi, strutture narrative profondamente diverse. Il serial va giudicato nella struttura del serial, io ho davanti l’edizione Feltrinelli del libro ampiamente rifiutato dalla intellighenzia del tempo, perchè mai bisognerebbe attenervisi fedelmente? Qui invece si crea s iinventa si dà uno spessore nuovo ai personaggi.
Ma vi chiederete come è il serial per me?
Molto bello , ecco il mio parere. Concetta, interpretata da Benedetta Porcaroli è il nuovo centro di tutto. Insieme alle spettacolari ambientazioni.
Voto 8, 1/2. In attesa dei detrattori of course.













 

Monday, March 17, 2025

Ritrovato Cornacchia il cane di Caravaggio ?


Dettaglio Giove Nettuno e Plutone. A guardare il dipinto in grande dettaglio  si scorgerebbe una quarta testa di un cane sorridente. Se così fosse, sarebbe il famoso Cornacchia di Caravaggio?


Un brano del contemporaneo di Caravaggio,  Giovanni Baglione ci ricorda che il pittore aveva un cane che era addestrato a fare giochi e che Caravaggio lo portava spesso con sé. Anzi questa abitudine era diventata un poco una moda, tanto che altri pittori lo copiavano. 

“Michelagnolo da Caravaggio, il quale menava sempre con sé un cane barbone negro, detto Cornacchia, che facea bellissimi giuochi”.

 

 Questo brano di Baglione, Le Vite de’ Pittori, Scultori et Architetti, pubblicato nel 1642 è citato in "Cornacchia, il cane-barbone sapiente e giocoliere del Caravaggio. L'amore dell'artista per i cani” del 7 maggio 2020 di Maurizio Bernardelli Curuz  in Stilearte rivista on line.  

In questo articolo si discute anche del dipinto Giove Nettuno Plutone, per citare la presenza di Cerbero il cane a tre teste e l’autore nota che anziché “assegnare a Cerbero il volto aggressivo di mostruosi molossi, simili a draghi, Michelangelo Merisi pensa di utilizzare un meticcio nervoso, dotato di tre teste. Un abbassamento di cornice aulica, una presenza in grado di rievocare i latrati, gli ululati e l’incontenibile, nervoso abbaiare dei cani di piccola taglia.”


Occupandoci monograficamente del dipinto ho scritto a quattro mani con il prof. Dario Costi un articolo pubblicato sulla rivista “Left “ di marzo 2025 che presentava  una intuizione di Costi sulla relazione tra il cerchio luminoso di questo dipinto e l’oculo del Pantheon, insieme ad altri aspetti che riguardano la relazione tra il committente e l’artista e la collocazione del dipinto, la presenza di connotazioni omoerotiche che la critica d’arte italiana tende a offuscare al di là di ogni evidenza.  Ma, studiando  il dipinto attraverso degli ingrandimenti molto elevati su immagini ad alta risoluzione,  ho creduto di individuare la testa di un quarto cane che si infila mansueto tra le tre teste di Cerbero! Un dettaglio non presente nell'articolo del 1969 in  “Storia dell’arte”n. 3 in cui la storica dell’arte Giuliana Zandri pubblica Un probabile dipinto murale del Caravaggio per il Cardinale Del Monte che sancisce l'arrivo di questo dipinto nella produzione di Caravaggio.


Che si tratti di un cane dipende dal punto di vista. Da alcuni scorci sembrerebbe invece l'orecchio della testa del cane centrale, come mi ha fatto notare Michele Cuppone in una sua lettera, che sia un cane apparirebbe evidente a chi scrive dalla immagine in apertura, mentre che in questo caso sia proprio Cornacchia è una deduzione,  corroborata però da alcuni fatti.


Innanzitutto le tre divinità del dipinto sono, ormai da quasi tutti gli studiosi, considerate un autoritratto del pittore. Infatti le sue fattezze, la barba e i capelli lunghi sono molto vicini al personaggio sullo sfondo nel martirio di San Matteo unanimemente considerato un autoritratto.

Se la testa di un cane è inserita tra le tre teste di Cerbero è quindi più che plausibile che il pittore inserisca il proprio cane che accompagna amichevolmente il proprio autoritratto e che forse gli faceva compagnia mentre stava sul ponteggio.


Inoltre, come si, sa il dipinto si trova nel camerino del Cardinal Del Monte, figura di ragguardevole importanza e grande mecenate del Caravaggio. Il pittore viveva con il cardinale nella grande dimora di palazzo Madama in quel 1597 in cui il dipinto fu realizzato nel Casino dell’Aurora nella ex Villa Ludovisi, quindi è certo che Cornacchia fosse anche lui conosciuto e “residente” a palazzo Madama. Il suo infilarsi tra le teste del mostro potrebbe essere una facezia che il pittore lancia a chi è in grado di scoprirlo, anche se in questo caso sono passati più di quattro secoli.

Questa idea è stata anticipata in mezza riga finale dell’articolo citato su “Left”, diffusa sui social e descritta in dettaglio in maggiori dettagli nella VII edizione del mio Lo specchio di Caravaggio, Vita Nostra edizioni, 2025 pp. 18-21.

Infine è doveroso ricordare che Rossella Vodret ha scritto: "le particolari e realistiche espressioni delle tre teste del cane (mansueto, ringhioso e mentre abbaia) ci consentono di ipotizzare che in questo caso il 'modello' possa essere stato il cane che, secondo Baglione, Caravaggio portava sempre con sé (...) anche se in questo caso più che un barbone nero, Cerbero sembra un bastardino bianco e nero incontrato per strada". (Caravaggio, Silvana editoriale d'Arte, Roma 2009 p. 84)

Infine mi sembra importante segnalare la scoperta, questa sì inoppugnabile, della traccia di un cane nella vocazione di Matteo ritrovata attraverso la radiografia nel citato articolo di  Bernardelli Curuz a cui rimandiamo per la visione,


Dettaglio Nettuno e Plutone. Nettuno abbraccia  il cavallo marino e ha un tricorno, il fratello Plutone ha il cane a tre teste Cerbero a difesa degli inferi. 



Dettaglio Giove Nettuno e Plutone.  Il Re degli Dei e dell’Universo Giove sembra farsi gioco del mondo  in una posa del più ardito naturalismo mentre fa roteare la sfera con il piede e la mano. Un  atteggiamento di incredibile naturalismo che fa immaginare il pittore stesso provare e riprovare contro lo specchio il movimento più reale e beffardo a un tempo. Forse mai si era vista qualcosa del genere.





Caravaggio, Giove Nettuno e Plutone, Olio su volta  Casino dell'Aurora 1597


reviewed June 1, 2025

 

Sunday, February 23, 2025

La scomparsa di Sebastiano Monaco

 

La scomparsa dell'Architetto Iano Monaco presidente dell'Ordine degli architetti di Palermo.

La prima persona che mi ha parlato di Iano è stata Giovanna de Sanctis Ricciardone. Mi diceva di questo giovane architetto che aveva realizzato i belli uffici della Pretura di Palermo nella cui piazza lei Giovanna aveva posto la scultura Athena con le braccia alzate. Architettura e scultura sono li, e creano un dialogo molto sensibile. Molti anni dopo, Giovanna era già volata via, lo conobbi di persona presso l'Ordine di Palermo dove ero stato invitato a presentare un libro di Santo Giunta. Mi colpì l'intelligenza e una sorta di seria simpatia dell'uomo, prima ancora dell'equilibrato ruolo di presidente dell'Ordine. Lavorammo ancora insieme in seguito per un mio Terragni sempre all'Ordine ma posso dire rdi essergli diventato amico grazie a Antonio Presti e Gianfranco Molino che vedete nella foto. Iano era venuto a Tusa per supportare con la sua esperienza un'azione semi-terroristica della Pa contro l'Atelier dell'Arte. Eravamo insieme in un gruppo a dare man forte a Antonio. La serata fu per noi indimenticabile. Lavoravamo al nostro progetto su a Gioiosa Guardia e Antonio ci ospitò tutti in terrazza. Si sa come vanno le feste. Ma a un certo punto Iano disse: "Fermi tutti, ma avete capito che fanno 'sti ragazzi con Saggio". E davanti a tutti si mise a spiegare per filo e per segno il lavoro. Scoprii allora la sua generosità che, legata all'intelligenza, alla bravura di architetto e a tante altre caratteristiche facevano di Iano una persona eccezionale. Strano destino. Nelle ultime settimane ci siamo sentiti spesso. Mi diceva "Nino, aiutami tu in questa cosa." E io ero felice di farlo, ma la sua voce era cosi dolente che da quaggiù neanche volevo sapere o chiedere. Oggi mi arriva la terribile notizia.
Voglio rivolgere le mie più sentite condoglianze alla signora Monaco che costituiva parte decisiva della sua forza, alla famiglia intera, ai colleghi dell'Ordine di Palermo e dello studio.
Un dispiacere grande anche per me da quaggiù





Wednesday, January 15, 2025

Le grandi infrastrutture nella città americana. Ieri e oggi

 Antonino Saggio tratta ad un convegno della Associazione Fulbright sul ruyolo delle infrastrutture nella città Americana

http://www.arc1.uniroma1.it/saggio/Filmati/Conferenze/AntoninoSaggioInfrastruttureFulbright2024.mp3