Ciaola 25 agosto
La torre di Piraino ha anche una storia tutta personale. Durante l'ultimo anno di vita, mio padre era triste e provato. Diceva spesso di sentirsi "usurato". A volte il pomeriggio andavamo proprio qui alla torre Ciaola di Piraino. Lui andava a parlare con il professor Napoli. Era un monsignore e suo insegnante di latino e greco negli anni dieci e venti. Ma credo soprattutto che il professor Napoli fosse un suo mentore a tutto campo, una persona di cui aveva grande stima e con cui confidarsi. Stavano insieme in questo lungo balcone di una costruzione di quelle degli anni 60 senza arte né parte. A me mio padre diceva di fare una passeggiata alla torre. Io non capivo perché, ma mi incamminavo solo soletto lungo la statale per vedere la torre. Avevo 11 anni. Non mi sono mai chiesto cosa si dicessero I due uomini sul balcone. Stavo lì a guardare la torre forse un poco a pensare ai pirati. Obbedivo con la massima naturalezza a quanto il papà mi diceva. Punto e basta. Tutto mi è tornato in mente solo ieri che sono più vecchio di mio papà allora dopo queste visite dal professor Napoli. Era il dicembre del 1966 quando ci furono i funerali e ricordo il professor Napoli chiamare: "Raffo, Raffo"
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Tindari 27 agosto 2021 ambulatorio
Sono stato a Tindari al calar della sera, ed ecco che vi mostro. Questa piccola costruzione che negli anni cinquanta e sessanta era un ambulatorio. Per le poche anime di Tindari, arrivava qualche giorno a settimana il medico e li visitava. La cosa bella è che il medico era mio zio! Pure lui si chiamava Raffo Saggio, come il mio papà. Lo zio Raffo era simpatico ed un gran scavezzacollo. Ho trovato lettere a mio nonno in cui si parla di sue imprese da giovane e mio padre che gli voleva un bene dell'anima che intercedeva. Lo zio Raffo oltre che medico è stato un amato e bravo sindaco di Gioiosa (a lui si deve la strada belvedere che porta alla stazione e la piazzetta con Fontana) ma soprattutto lo zio Raffo era un grandissimo giocatore. Si raccontano sue imprese memorabili, tipo che dopo aver giocato in tutti i circoli di Gioiosa partiva per il casinò di Venezia e a quei tempi non c'erano autostrade. Era sempre accompagnato da un amico-scudiere. Che aveva un buffo soprannome, che ometto. Tornava da queste sue incredibili imprese e magari la mattina eccolo là a Tindari sorridente. Un tipo fantastico lo zio Raffo, una specie di Clark Gable nell'aspetto. Con quel tono scanzonato e divertente, ovviamente grande amatore, ho paura oltre i limiti di una graziosissima moglie, la zia Masina. Me lo ricordo benissimo quando fu ricoverato all'ospedale di Patti, per un infarto, e lo andai a trovare (cosa che devono fare anche i bambini!). Dimesso continuò tutto come se niente fosse. Dopo due mesi arrivò il secondo. Mori, che aveva solo 44 anni lo zio. Che dolore anche per me piccolo, appena lenito dai fantastici regali che mi portava sempre ai giorni dei morti, via la zia Masina. Ma io ero fermamente convinto che fosse proprio lo zio Raffo che si ricordava di me.
Tindari due l'albergo.
28 agosto
Molto difficile da spiegarvi come mai la mia prima notte in Sicilia fu proprio qui, in questo posto che è l'albergo di Tindari che è rimasto quasi uguale. L'albergo lo vedete da voi. Affaccia sulle Eolie e la terrazza dà sui laghetti di Marinello, certo oggi bisogna mettersi una mano a destra tipo paraocchi per non vedere Lui, l'orrore del vescovo Pullana, ma ai tempi di cui vi narro non era stato ancora dismesso lo splendido antico santuario.
Arrivavo da Roma dove ero nato negli anni in cui il mio papà lavorava a Palazzo Madama. Il mio primo ricordo allora è di mattina in una camera di questo albergo con papà mamma e me nel letto grande, gli scuri chiusi. Sentivo mamma e papà felici e allegri e anche io lo ero per effetto specchio. A un certo punto arriva in camera una ragazza giovane giovane con i capelli neri e ricci e con un enorme vassoio. Ricordo mio papà e mia mamma parlarle divertiti. Pochi mesi dopo divenne la nostra Rosetta e per me amica di giochi divertenti e maestra di semplici pietanze di cui ancora ho in bocca il sapore. Per esempio la colazione delle dieci fatta con pomodori, aglio, origano e olio. Che semplice bontà e che bellezza quei colori !
Vento
30 agosto
È mamma o moglie la madonna di Tindari? Una cosa è certa però, il Vento a Tindari è padre, anzi papà. Vedete qui la lapide che ricorda la poesia di Salvatore Quasimodo. Sta lì, tutta sola, in una parete malmessa nell'edificio dell'ambulatorio di mio zio Raffo e mai nessuno ho visto fermarsi a leggerla. Ma che peccato! O forse ha ragione: troppo abisso, troppa differenza.
Nella seconda parte degli anni venti, Salvatore Quasimodo faceva il geometra a Reggio Calabria; un giorno, dopo tanta solitudine, prende il traghetto e si incontra con un amico, finissimo uomo di animo, di lettere e di legge: Salvatore Pugliatti. Dopo qualche incontro, Quasimodo decide di rompere la timidezza e dà a Pugliatti un manoscritto di versi. Pugliatti leggendo sobbalza. "Ma questo tesoro vero è". E lo fa conoscere al mio papà, suo amico di università che vive a Patti. Voleva fare il pittore mio papà, aveva girato l'Europa e animerà una bella rivista di fronda che si chiamava "Vita nostra". Era una sorta di fascista controcorrente alla Pagano. Anche lui pagherà un prezzo salatissimo.
Mio papà si entusiasmò pure di più (siamo facili agli entusiasmi noi) e invita i due giovani a Patti e soprattutto a Tindari. A loro si aggiungono altre anime elette, il poeta Vann'Antò, Glauco Natoli, Carmelo Sardo Infirri e via via altri. Si autodefiniscono la Brigata. Tindari è il luogo di elezione. Diciamola tutta, Tindari è forse il più bel luogo del mondo. Con quel teatro greco, vero scrigno che guarda le Eolie, con quel santuario antico, con quelle viste sul filo di Milazzo da una parte e dall'altra, lontano sino a Capo Calavà, con il monte Giove in basso tra ulivi e vigne che arrivano al mare e con quelle mura di cinta messe su da marziani veri in enormi blocchi di pietra. E poi le passeggiate della Brigata, giù giù verso i laghetti con il vento e gli amici a scherzare ma, conoscendo i tipi, a declamare. Trent'anni dopo, mio padre riesce grazie all'amico sindaco Titta Sciacca a far mettere questa lapide proprio a Tindari con la splendida poesia che Quasimodo scrisse per ricordare quell'intramontabile vento.
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La Madonna nera 29 agosto
Questi sono sempre "parte" integrante di Tindari. Sono i laghetti di Marinello, ma sono giù giù ad una distanza incredibile che si coglie solo se si vede qualche formichina sulla spiaggia. La tradizione li lega alle lacrime di Maria, e sin qui tutto a posto. Ma i problemi serissimi nascono quando si scopre che Maria qui è nera. Non abbronzatella ma nerissima, un tizzone. Come caspita sarebbe una Madonna nera? Se uno si mette a cercare (l'ho fatto in passato) si scopre che ne esistono diverse decine del mondo, ma questa di Tindari è una delle più importanti, conosciute e celebrata ad inizio settembre con pellegrini che fanno notevoli distanze per omaggiarla. Tutti conoscono Tindari per il romanzo di Camilleri, ma invece quello che si deve conoscere è "Dalla parte degli infedeli" di Sciascia. Qui il maestro scopre e racconta della rimozione del serio e austero vescovo di Patti, monsignor Ficarra, antifascista quanto poco propenso a prostrarsi agli affarucci Dc, per l'ossequiente-magniloquente monsignor Pullana il promotore del nuovo Virulento santuario a Tindari e di una abnorme e inutile crescita del vescovado di Patti. Studiando sopra e sotto ho scoperto del culto per la dea Iside che dagli egizi era continuato nel variegato mondo pagano. Iside oltre che nera aveva sempre un alto copricapo e un bambino in petto. Esatta esatta la Madonna nera del Tindari. Indi è logicamente ipotizzabile che sia proprio questo culto "pagano" che viaggia tra i cristiani e si trasforma nella Madonna nera del Tindari e non perché le candele ne avevano annerita una effige come sfiorando il ridicolo fu detto per evitare l'imbarazzo di una Maria nera. E tornando a Sciascia sapete cosa si scopre? Che Ficarra aveva scritto un saggio proprio sulla ibridazione in Sicilia tra culti pagani e cristiani. Un'altra mezza prova me l'ha data il mio amico archeologo Michele Fasolo che mi ha fatta vedere una statuetta con alto Polos e bambino al museo archeologico di Lipari. Anche io la Madonna di Tindari la eleggo a mia Madonna. Non mi importa affatto che sia nera, anzi mi sembra una bellissima cosa, di questi tempi.
San giorgio 26 agosto
Adesso vi racconto questa foto, così incredibilmente insignificante! Anche questa foto ha una storia tutta personale. Si trova a San Giorgio, frazione monstre di Gioiosa. Questa casa immaginatela ad un solo piano con niente attorno (oggi invece san giorgio è una specie di Tor Vaianica). Era credo la primissima casa costruita da un emigrante, con orgoglio a San Giorgio. Mio padre la affittó affinché io mia madre e la nostra Rosetta stessimo al mare mentre lui continuava a lavorare alle sue cause al Tribunale di Patti. Io e mamma facevamo lunghissime camminate in una spiaggia infinita per arrivare al mare. Mia madre era simpatica e divergente, ma aveva regole atroci come quella delle due ore prima di fare il bagno. Dietro la nostra casetta viveva un pescatore che a volte ci portò nella sua barca e sua moglie, lla signora Nina. Mia madre ci parlava in dialetto con la signora Nina! Cosa per me incredibile! Dialetto veneziano-triestino ma si capivano! La nostra casa era un forno autentico. E io facevo come si vede in Baaria. Stavo in mutande sul pavimento il pomeriggio. Era vacanza, credo che mio padre però non avesse proprio la struttura mentale della vacanza, credo la giudicava abitudine da ripudiare: lui era sempre "teso" come mi dice di fare il mio amico Antonio.
Villa pisani 27 agosto
Ho continuato il mio giro delle visite. Questa è la Villa Pisani. Ci andavamo forse ogni mese con il papà e stavamo nella enorme terrazza che dava sul mare di Patti Marina. Era abitata da due vecchietti che erano sui zii. Lo zio credo si chiamasse Diego ed era il fratello della sua mamma. L'enorme Villa, con delle zone falso archeologiche sul retro, degli acquedotti sospesi, stalle eccetera era una donazione del Nobile Ceraolo (ancora c'è la scritta sul cancello!). Il Nobile Ceraolo, aveva come amministratore l'avvocato Pisani mio bisnonno e lasciò tutto a lui che a sua volta divise con precisa gerarchia alle due figliole Nina e mia nonna Concetta e poi ai due maschi: la Porticella, quasi un feudo, e Galice, un aranceto solcato da cipressi sul mare, il luogo del mio imprinting, e questa Villa incredibile sul mare a Patti Marina! Dicevo ci andavamo in visita ai vecchietti sempre sulla enorme terrazza sul mare. A me era concesso andare nello studio dove vi erano le vestigia di un avolo garibaldino. La camicia rossa bella piegata nella bacheca e una pistola con cui mi pare guerreggiavo! Ricordo una volta la zietta dire preoccupatissima a mio padre …"Raffo ma che succede qui? non è che ci tolgono il mare" mio padre svicolava. Costruirono un bel palazzo e di cinque o sei piani che tappó tutto. I due zii ne morirono poco dopo, naturalmente. La Villa oggi, pur chiusa in un suo recinto astratto che la isola dalla sua storia, almeno ha una funzione pubblica e non è finita come la tonnara fatta a pezzi. Io sbircio dal cancello, leggo del nobile Ceraolo a cui tutto si deve, vedo le costruzioni archeologiche del giardino dove sempre solo mi facevo qualche piccolo film salendo qua e là.
Galice 1 settembre
Questa è Galice, il luogo del mio imprinting. Quasi tutti i miei studenti sono passati attraverso questo durissimo esercizio: partire da un luogo della propria infanzia e da lì estrarre qualche elemento che - nei più bravi - fiorisce nel progetto. L'ho fatto anche io l'esercizio, se no non aveva senso chiederlo a loro. Ieri sono andato a ritrovarlo Galice, tra Patti e Mongiove. Galice era proprietà di zia Nina, la sorella di mia nonna Concetta. La zia Nina portava sempre il lutto, da quando il marito morì nel terremoto di Messina. Lei, incinta di suo figlio Pietro, non andó alla prima del teatro, ma lì le morì il marito. Nel 1908. E sempre portó il lutto. Io la ricordo la sera, vestita di nero con altre signore e mia madre a fare la maglia. La più notevolissima era Giovanna, sua nipote, che era rimasta a casa e aveva perso entrambi i genitori nel crollo del teatro. Era cugina prima di mio papà. Ma tra loro non era semplice cuginanza, era grande e vero affetto che li legava. Mia zia Giovanna cedette la sua camera da letto a noi. E mio padre al solito a lavorare al Tribunale. Ogni tanto veniva a pranzo e a riposare il pomeriggio. A pranzo - mi ha ricordato Giovanna, che ho felicemente incontrato ieri (la nipote della zia Giovanna) - tutti i bimbi stavano buoni e rispettosi "C'è lo zio Raffo", ne sentivano credo l'aura. Ogni tanto passava l'elicottero di suo papà a Galice e ancora ricordo l'entusiasmo di noi che eravamo una piccola colonia di bambini, inclusi i forzuti e abbronzati figli dei contadini che avevano una stupenda casa proprio lì con uno spiazzale circolare multifunzionale davanti in cui ci si faceva di tutto: dalla vendemmia ai giri in macchinetta. Naturalmente il luogo dell'imprinting non sono queste cose, ma la struttura fisica del posto: le file magnifiche di cipressi, il giardino (di aranci e limoni, per chi non capisce), la stretta e dritta strada al mare tra le vigne (oggi ulivi) da cui è presa questa foto, ma sopra a tutto, ripeto, i filari dei cipressi. A Galice ci si perdeva facile: ricordo un tardo pomeriggio che pure mio padre percorsa una di queste strade di filari di cipressi in Topolino con me e mia madre, finí dentro alla fiumara e si impantanó con la macchina. Ricordo il sole del tramonto e lui con il braccio sulla spalla di mia madre. Eravamo impantanati e felici noi tre.
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Turi? 4 settembre
Pontile Marina di Patti. Non avete idea la trasparenza del mare, nel 1964. Il
Mio papà l'estate ebbe l'idea che Alessandro un ragazzo sui 17 figlio di una sua cliente mi badasse la mattina al Mare. Lui ci accompagnava e veniva a riprendere. Ma la cosa durò poco, forse Alessandro aveva combinato qualche pasticcio con me carusello. Ricordo che allora andammo al mercato a conoscere Turi, che li vendeva i polli. Turi era più grande solido e ponderato di Alessandro ed aveva una Vespa. Soprattutto era un sub e pescava in quel paradiso col fucile e con le trappole. Con Turi andavamo al mare e ricordo le sue tassative istruzioni al papà "Nino ha bisogno di pinne, maschera circolare e boccaglio" nè più nè meno, forse allora capii la rilevanza degli strumenti? Io e Turi andavamo lì, in quella limpidezza, all'inizio bevevo un poco, ma a poco a poco imparai. Io seguivo Turi per distanze veramente enormi, attraversavamo tanti diversi ambienti Marini: i sassi, le rocce, la sabbia, le alghe poi di nuovo la sabbia eccetera. ogni tanto Turi si immergeva credo per controllare le trappole, ma mai saggiamente aveva con se il fucile. Devo a queste lunghe passeggiate con Turi la mia mancanza di paura per distanza e fondali. Sono convinto che il mare di qui mi riconosca anche un poco quando ci vado. E mi domanda di Turi ma vigliaccamente io non lo ho mai cercato, anzi non sono neanche certissimo si chiamasse Turi, secondo me invece si chiamava Filippo. Ma mi ha insegnato ad essere tranquillo e stupito a mare
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Affogarsi 5 settembre
A destra l'edificio di Rocca Bianca. Ai nostri tempi era molto più piccolo ma sempre a due piani, adesso è un feudo, ma piacevole. Vedete laggiù il mare, vedete che distanza dal parcheggio? Qui è la chiave.
Prima delle storia del pontile, quando avevo un 5 anni andai una volta al mare proprio lì con mio zio Paolo. Si il fratello più piccolo di Giancarlo. Lo zio Paolo era anche lui molto alto e bello, studiava architettura allo Iuav e viveva anche lui a Venezia. Venne a trovarci qui in Africa-Sicilia per un po'. Un bel giorno mio padre ci porta a questa spiaggia di Rocca bianca al Saliceto. Ricordo mio padre che si raccomandava allo zio Paolo, "nino qua, nino là". E lui "si, si certo", aveva un 24 anni circa. Mi ricordo che mo zio Paolo mi badó bene e giocammo tanto (una cosa nuova per me). Poi, ad un certo punto, mi disse : "nino tu stai qui sulla spiaggia, io vado a fare due bracciate" E partì veloce! Io non so in base a quale idea divergente mi venne in mente di seguirlo. Ricordo i primi passi poi il blu molto blu e bollicine bianche e acqua dentro il naso. Guardavo la superficie del mare dal basso. Stavo affogando. Ma proprio dal punto dove ho preso la foto, mio padre, che era venuto a prenderci con mamma e Rosetta, vide la scena. E si mise a correre per tutta questa lunga spiaggia e si lanciò in acqua tutto vestito. Io ricordo di essere stato tirato su per i capelli. Sulla riva ricordo la mamma e Rosetta due specie di statue di sale, che so come in un quadro medievale. Io che dicevo "ma perché mi avete preso, ce la facevo" e mio zio Paolo a dire a mio padre: "Anche io lo avevo visto stavo arrivando." Mio padre lo ricordo calmo senza fare nessun cazziatone al ragazzo, dirgli al massimo un "Ah si?".
Due anni dopo la nostra casa fu squarciata da un urlo. Era mia madre. Al telefono era il suo papà da Venezia. Lo zio Paolo era morto sul colpo in un incidente stradale nella nebbia nella macchina nuova di un amico contro un camion. Niente sarà più come prima per noi.
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La Madonna nera protesta!
25 giugno 22
La madonna del Tindari protesta!
Sempre pensai che la festa della Madonna nera del Tindari fosse a settembre.. quando vedevo i Pellegrini lungo la 113 fare la strada a piedi notte giorno. Errore! Oggi ho imparato che non è affatto così. Credo che ogni sabato dell’anno ci siano speciali pellegrinaggi che vengono a truno da un paese lontanissimo della Sicilia. Arrivano in tutti i modi, anche in bici (200 km ad andare 200 e tornare mi ha detto il quarantenne magrino). E poi hanno i mazzi di fiori sull’autobus. Dentro la chiesa a mo’ di palio c’è il loro stendardo della madonna nera che vanno ad accarezzare. E poi c’è la banda del paese che secondo me è 'na meraviglia. In compenso ecco la notizia. Raffaele, ne è uscito devastato, quando glielo ho detto. A Tindari sono scomparsi i laghetti: siccità? Climate change? Protesta della madonna nera per i fascisti americani che vogliono ridurre le ragazze povere e spesso nere come lei a morire tra le mammane? Come è, come non è, i laghetti sono scomparsi.
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