Questa è l’Italia.
1. Il 14 agosto 2018, 43 persone sono inghiottite nel baratro di un ponte crollato a Genova. La società responsabile, che con la fiduciaria Benetton e il suo vate fa bandiera di umanitarismo egualitario, si precipita a mettere le mani avanti legalmente senza una parola seria di compianto per gli innocenti così follemente scomparsi. I lavori di consolidamento sarebbero partiti dopo poche settimane.
2. Un ingegnere consulente di Autostrade e associato a Genova viene intervistato da tutti i media, compresi i maggiori quotidiani nazionali sulla tesi, spesso anche titolata: “Morandi ha sbagliato i calcoli “. La ribatto come posso.
3. Si forma una commissione ministeriale di cui detto ingegnere fa parte (!) che sbrigativamente sostiene il gravo danno delle pile. Nessuno prende in considerazione le tesi di più di un ingegnere autorevole italiano che sostiene con perizia tecnica che il ponte è assolutamente recuperabile. Anche la stampa sostanzialmente tace. Dopo poco detto ingegnere è inquisito e allontanato dalla commissione
4. Partono due petizioni affinché si valuti come previsto per legge una analisi costi benefici e che non si proceda all’abbattimento. L’Istituto nazionazle di architettura promuove un convegno e allega un libro sulle modalità di recupero. Lettere aperte e articoli di giornali cercano di controbattere il mantra “il ponte è marcio va abbattuto”.
5. Il presidente dell'Autorità nazionale anticorruzione fa presente l’alto rischio di infiltrazioni mafiose nelle redditizie pratiche di demolizione. Fatto che, nonostante le assicurazioni, è puntualmente avvenuto.
6. La sovrintendenza ai monumenti di Genova, che aveva facoltà di apporre un vincolo ad un capolavoro dell’ingegneria italiana unanimemente riconosciuto come tale, non lo appone. Così facendo legittima la demolizione.
7. Non vi è nessuna seria opposizione politica alla demolizione. Spiegabile visto che il sindaco, poi governatore, poi addirittura ministro delle infrastrutture in questi diversi ruoli per 25 anni non è riusciuto a far completare i lavori di rafforzamento a pila e stralli 9 e 10 fatti solo per la 11 nel 1992. Lo stesso politico era sindaco al blocco della bretella che avrebbe alleggerito i carichi di traffico esorbitanti cui era soggetto il viadotto e che ovviamente sono la principale causa del crollo.
8. Nessuno vuole neanche prendere in considerazione che si tratta di un viadotto (lungo circa 1 km e 100 metri) e neanche di "un ponte". Si decide di demolire il l'intero viadotto al di là di ogni plausibile logica ed economia pubblica. Bisogna far posto ad un progetto ideato da Renzo Piano, ad una settimana circa dal crollo, che nonostante l'insignificante valore estetico e ingegneristico si afferma in un successivo concorso anche se addirittura piú costoso di altre soluzioni. Questa è l'Italia
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