Wednesday, January 27, 2016

Traduzione in albanese di Architettura e modernità dal Bauhaus alla rivoluzione informatica




Translation of “Architettura e modernità dal Bauhaus alla rivoluzione informatica” in lingua albanese  a cura del professor Sotir Dhamo, Polis University Press.


"Chi parla? È la parola stessa!" - Heidegger

Tutto dipende dal sistema di riferimento. Se pensiamo alla lingua spagnola o francese un libro di architettura in più o in meno ha un valore piccolo, ma la traduzione di una nuova storia critica dell’architettura moderna in Albanese ha invece un grande valore relativo. 
Infatti con “Arkitektura dhe moderniteti. Nga Bauhaus tek revolucioni informatik“ siamo di fronte ad uno dei pochi libri di questa mole tradotto in albanese. La traduzione è un atto di politica culturale di grande impegno da parte della Università Polis. 

Naturalmente in Albania vi è  accesso alla letteratura straniera e quindi sarebbe lecito chiedersi perché tradurre un libro in albanese una volta che può essere “letto in lingua straniera e mettersi al lavoro per averne addirittura una versione in lingua albanese? La risposta, credo - sostiene Dhamo nella sua Introduzione - possa essere in questa osservazione: quando in una lingua non esiste una parola, è difficile che ne esistano anche i concetti ad essa legati; tanto meno esiste la possibilità di una comune comprensione del concetto legato a quella parola. Direi, quindi, che la necessità della parola e del concetto, è anche uno dei ruoli primari della lingua. Come sostiene Heidegger, è la parola ciò che ci racconta la natura di tutte le cose e che arriva da noi tramite la lingua, allorché rispettiamo la stessa natura della lingua (Heidegger, M. Costruire, abitare, pensare, 1951).

La cultura si costruisce allora con una lingua specifica, una lingua propria a quel mestiere. La traduzione è un atto di politica culturale. Continua Dhamo:

“A questo proposito vorrei dire che personalmente sono convinto che la povertà dell’architettura, della città e del territorio nasce prima di tutto dalla povertà spirituale, che a sua volta, deriva dalla povertà del bagaglio culturale e concettuale. Per ragioni storiche, il linguaggio dell'architettura e dell'urbanistica, e quindi la comprensione di molti fenomeni in Albania, sembra talvolta ancora preda dell’isolamento degli anni Novanta, immediatamente prima del collasso della dittatura. Il caos territoriale e urbano rifletterebbe, tra l'altro, la nostra confusione mentale sul significato delle cose e, soprattutto, la mancanza di comprensione comune di certi fenomeni.”

Naturalmente il libro intesse sempre una relazione tra crisi e tentavi di di risposta della cultura architettonica e artistica, un aspetto decisivo per un paese come l’Albania che è uscita relativamente di recente da grandi sommovimenti politici. Nota ancora Dhamo che:

“il libro non solo ha un carattere che definirei emancipante, ma diventa una guida per l'emancipazione stessa, dal momento che uno dei suoi motivi principali è il racconto di quella ricerca in architettura che può essere definita Moderna. Così, questo libro ci fa capire soprattutto come l'architettura possa a suo modo, e con gli strumenti che le sono propri, riflettere i progressi della scienza, della tecnologia, delle arti e del pensiero. E questo, non tanto per quel che riguarda gli aspetti formali, ma soprattutto per quelli legati allo spazio.”

Ci uniamo al professor Dhamo nel ringraziare la nutrita squadra di studiosi e architetti che per circa tre anni ha contribuito alla traduzione: Ermal Hoxha, Dorina Papa, Ardit Lila, Ledian Bregasi che hanno aderito volontariamente all'iniziativa, il Preside della Facoltà di Architettura e Design di Università POLIS, prof. Antonino Di Raimo e il Rettore dell'Università Prof. Dr. Besnik Aliaj. “Senza i loro consigli molti concetti e questioni teoriche non avrebbero potuto raggiungere l’adeguata chiarezza in lingua albanese.”

L’introduzione del Professor Dhamo in albanese insieme ad alcune parti del volume sono scaricabili  qui sotto  e la versione italiana dell’Introduzione è stata pubblicata a cura della rivista “Il Progetto” che si ringrazia per la preziosa concessione





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