Friday, January 01, 2010

JACOMO TINTORETTO E I SUOI FIGLI



JACOMO TINTORETTO E I SUOI FIGLI
MAZZUCCO MELANIA G.
Storia di una famiglia veneziana
Rizzoli, Milano 2009
pp. 1021

Non "trascriveva" la pittura copiandola dalla natura o dall'arte, ma la "scriveva" come da un'immagine della mente, intravista in sogno, trovandola nel suo farsi - e solo nel farla la vedeva. Dandosi la possibilità di cambiare, "pentimento" dopo pentimento - pennellata su pennelata. 15

Nei suoi quadri ci sono ombre di ogni tipo - lunghe, sottili, quasi trasparenti, spesse dense, crostose, angoscianti. L'ombra di una fiaccola, di una mano, di un palazzo, di una nuvola, di un corpo. Quando non deve rivaleggiare con gli squillanti colori di Tiziano o di Paolo Veronese, le sue tinte sono smorzate, opache, quasi monocrome. 16

Insomma, per parecchi anni.. 25

[Aretino] era una via di mezzo fra un avventuriero, un cortigiano, un buffone e una spia. 92 La sua intelligenza, la sua volgarità, la sua furbizia, la sua mancanza di principi... 93 la tracotanza, la capacità di violentare la fortuna, la ribalderia, la sessualità predatoria, la religiosità passionale e pure non ipocrita, l'amore per la prestezza, la velocità e l'improvvisazione, il gusto sapido delreale, anche del volgare ... 94

Si tratta del Giudizio Universale dipinto alto 15 metri ca, nella sua chiesa Santa Maria dell'Orto.
dall'ottimo sito . L'autrice parla di un autoritratto (forse nella parter bassa sinistra) difficile da trovare. Forse:



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