Friday, October 31, 2008

Talk at Tulane, New Orleans "Hybridization of Nature and Architecture"


Listen to the audio 45 minutes. Watch the images and follow the link.

Thursday, October 30, 2008

Lecture in Louisiana State University "Space is information"


Listen the conference 1:41:00 minutes. See the images and follow the links

Tuesday, October 28, 2008

Van Gogh e i colori della notte


Questo è il titolo della mostra attualmente in corso al Moma di New York. Capiterà di parlare della centralità de "La sedia di Gauguin" del 1888: illustra perfettamente la crisi, il problema, il nocciolo della ricerca artistica di van Gogh. La mostra è molto buona perchè oltre ad avere una serie considerevole di quadri e diversi capolavori affronta un "Tema" poco battutto. Appunto quello della notte in Van Gogh. I tre curatori  organizzano una serie di stanze in cui l'argomento è affrontato sotto angoli tematici diversi,  non rigidamente cronologici.
Nella prima infatti anche se ci sono paesaggi notturni e crepuscolari del primo periodo (tra cui un quadro nascosto in un piccolo museo del presbiterio a Nuenen mai visto) esiste anche uno stupendo paesaggio di Auvers sur Oise dipinto a poche settimane dal suicidio.
Nelle altre stanze i temi dei contadini (il celebre Mangiatore di patate) e poi dei seminatori e ancora la vita notturna dei bar di Arles o del Rodano di notte. Tutto termina con la stanza con la notte stellata e poi, naturalmente, la sedia di Gauguin. Come fare avere alla notte i colori, come farla luminosa rimanendo notte emerge con evidenza. ma appunto è solo una piccola parte del più grande motivo di Van Gogh..... Questo post mi dà l'occasione di segnalrvi la possibilità di vedere la mostra almeno on line e il sito per excellence di Van Gogh

Wednesday, October 22, 2008

A proposito di Uneternal Rome alla XI Biennale di Architettura





L’Arca e il suo direttore (vedi n. 240 Ottobre 08 pp 78-79), invitano AS a formulare un commento alla mostra "uneternal rome" alla 11º Biennale di architettura veneziana.

Wedge Roma. Roma cuneo
di Antonino Saggio
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Ho letto il testo del curatore. E’ veramente un testo strampalato! Fa pensare a quel celebre romanzo di Mark Twain (Innocents Abroad 1869) sul viaggiatore americano sbarcato in Europa che vede la storia e la civiltà con un occhio talmente ingenuo da risultare, alla fine, esilarante.
Già il titolo del testo “Spaghetti Palimpsest” la dice lunga. La tesi è che “Rome is sprawling as much as any city in the world. The only thing constraining it is its geography“ Certo - per Aaron Betsky - è indubitabile che un certo magnetismo i suoi monumenti (“The Vatican and the coliseum, the monument to Victor Emmanuel and the EUR, the Piazza del Popolo and the Piazza Navona” - messi in questo ordine, come fossero riquadri di una cartolina) lo esercitino. Però siccome l’unica realtà di Roma, come qualunque altra città di oggi è il disordine urbano dello sprawl e siccome ogni idea razionalizzatrice e di indirizzo è diventata da tempo politicamente scorretta, per il curatore l’unica cosa da fare è rappresentare o meglio: “riorganizzare le rappresentazioni”. (“Then we arrive at a simple realization: all that can be done is to rearrange representations. In so doing we will offer visions”.)
Molti degli architetti invitati, soprattutto quelli di provenienza olandese, offrono nuove rappresentazioni, usando tecniche già viste da anni come associare il numero delle telefonate dallo stadio quando c’è un evento mediatico a delle mappe urbane.
Questa forma di rappresentazione dei dati diventa una lente di lettura dei fenomeni territoriali che a volte determina bei disegni, raro è che porti a scelte forti e interessanti.
Devo dire che non tutti gli architetti invitati aderiscono completamente a questa impostazione di “riorganizzazione delle rappresentazione” suggerita da Betsky.
Gli studi romani, forse perché reduci alla mostra “Quindici Studi Romani” (all’Auditorium di Roma e alla Galleria “Come se”3/ 2008) mi avevano chiesto un parere sul lavoro espositivo che si accingevano a iniziare.
Cercando su internet avevano trovato poco su “Roma interrotta” (la mostra del 1978 ai mercati Traianei a cui, come tutti sanno, questa “uneternal Rome” alla biennale si ispira) e tra i pochi interventi recenti avevano visto una mia lunga relazione dal titolo “Roma ininterrotta” che avevo tenuto nel 2003 per un congresso scientifico sulla pianta del Nolli (The Studium Urbis, Allan Ceen,coordinatore). Il senso della mostra voluta da Giulio Carlo Argan “Roma interrotta” è storico, sostenevo. Infatti attraverso quella mostra si aprì un decennio nel quale il tema del “contesto” in generale, e della “città storica” in particolare diventò uno dei paradigmi fondamentali della ricerca architettonica. In quella fase gli architetti cercavano di capire come operare nelle smagliature della città già costruita, cominciavano ad essere convinti che la fase dell’espansione, insieme al modello di sviluppo industriale che l’aveva generata, era in crisi. Il confinamento arbitrario dentro la città storica disegnata dal Nolli nel XVIII secololo rappresentava una provocazione intellettuale, ma anche apriva la riflessione a un modus operandi che diventerà importante negli anni successivi. Non si dimentichi, tanto per fare un esempio, la grande stagione che inizia in quegli anni della ricostruzione dell’Iba berlinese e tutto il dibattito architettonico gravitante sul tema del contesto in chiave soprattutto revivalistica, ma anche concettuale (per esempio si ricorderà il progetto di Venezia Cannaregio di Peter Eisenman alla Biennale del 1978). Roma dunque attraverso la mostra “Roma interrotta” si poneva trenta anni fa a “punto di riferimento”, a laboratorio di un possibile rapporto con il già costruito e con la storia. E non a caso uno dei libri manifesto di questa idea, fu il fortunato volume Collage city.
Riflettevo con gli architetti romani invitati alla mostra della biennale di quella centralità di una idea di Roma nel 1978 e di quale potesse essere il valore esemplificativo e interessante anche per altre situazioni metropolitane mondiali della Roma oggi. Era quindi la mia una posizione esattamente opposta a quella del curatore. Betsky sostiene che Roma è uneternal (non è affatto eterna, unica, particolare) ed è in fondo come tutte le altre città, io credo e sostengo invece che molte città sono assolutamente uniche!, se si capiscono, e Roma e certamente una tra queste.
Ora, quale idea Roma può lanciare innanzitutto a se stessa e poi anche ad altre città, oggi, quale è una sua stimolante peculiarità?
In molte occasioni occasioni mi ero soffermato sull’origine etrusca di Roma, sul suo conservare nelle viscere della propria storia questa idea del matrimonio organico tra natura e architettura. Una idea, anzi una realtà (visto che le nuove scoperte archeologiche lo confermano) sul cuore etrusco e quindi “anti romano” di Roma. Roma non è affatto città romana, città fondata sulle regole geometriche e militari del castrum che domina natura e territorio. Roma è città che combina architettura e natura in un fare avvolgente, organico, stratificato e sezionale. Ed ecco perché di gran lunga la più affascinante esposizione alla mostra del 1978 fu l’opera di Paolo Portoghesi che proiettava il paesaggio etrusco laziale sulla città storica e da questa faceva nascere dei possibili organici disegni urbani.
Insomma ragionando con gli architetti emerse che una delle grandi particolarità di Roma. (altro che “riorganizzazione delle rappresentazioni”!), sono i grandi cunei verdi che entrano sino al cuore stesso della città seguendo le valli, i fiumi, i costoni tufacei del suo territorio vulcanico. Roma è città tra le più verdi del mondo, ma non solo, Roma vive questo rapporto tra natura, architettura, archeologia, storia e anche espansioni periferiche in maniera del tutto unico e rara!
Con questo tema - in gergo, i cunei - lasciai la riunione con gli architetti. Non volli partecipare alle riunioni successive con il curatore per non interferire e non sarei forse tornato sulla questione se il direttore de L’arca non mi avesse chiesto questo breve commento.
Oggi vedo gli esiti degli architetti in un dvd abbastanza completo. In alcuni riconosco la vitalità e lo sviluppo di quelle idee, applicate di volte in volta a sotto temi stimolanti. Per esempio, il concetto di attivazione dei margini di Claudia Clemente e Francesco Isidori Labics, il concetto di Arcipelago e di Ecovoids di Susanna Ferrini, Antonello Stella n! studio. Questo ultimo progetto, per esempio a me sembra offrire un’idea particolarmente interessante, e tutta di sostanza, su come combinare la particolarità urbana di Roma ai temi della sostenibilità e a quelli di un uso anche agricolo intensivo del suolo. Un insieme di temi che proprio da Roma potrebbero ripartire per influenzare il pensiero e l’azione di tante città nuove che stanno nascendo in giro per il mondo.
Antonino Saggio

Tuesday, October 21, 2008

Sull'essere straniero in patria.

Ho frequentato la mia prima classe elementare in una scuola ancora fascista, dove si adottava un libro fatto di domande e risposte. Alla domanda “Chi è il meticcio?” dovevamo rispondere tutti in coro: “Il meticcio è un essere fisicamente e psichicamente inferiore”.

Immagino che anche voi siate indignati per la mozione della Lega Nord votata in Aula il 14 ottobre, relativa all’istituzione di “classi ponte” per ghettizzate i bambini immigrati. E’ il primo passo verso un nuovo razzismo di Stato.

Spero perciò che, in tutte le sedi opportune, facciate valere la vostra voce contraria, forti di quanto gridava Don Milani: “ Se voi avete il diritto di dividere il mondo in italiani e stranieri, allora vi dirò che, nel vostro senso, io non ho Patria e reclamo il diritto di dividere il mondo in diseredati e oppressi da un lato, privilegiati e oppressori dall’altro. Gli uni sono la mia Patria, gli altri i miei stranieri”.

(Don Lorenzo Milani, “Lettera ai cappellani militari”, in L’obbedienza non è più una virtù, L.E.F., Firenze, 1965,p.12)

Un saluto affettuoso.

Mimmo De Masi

Thursday, October 02, 2008

Mostra di Francesco Rimoldi alla galleria "come se"


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Francesco Rimondi è un artista che vive in Provenza dove cura insieme alla moglie il centro congressi Les Marronniers che fa parte dell'Istituto Ecotechnics guidato da John Allen. Rimondi ha una ricerca stimolante che usa come materie prime soltanto gli elementi della tecnologia abbandonata. Spesso crea nuovi oggetti di una sorta di inventivo low-tech design, a volte sculture semoventi, a volte vere e proprie opere che si basano sul collage e l'assemblaggio o su delle tessiture antiche di colori e forme.
Di origine italiana, ma nato in Etiopia, Rimondi fa spesso vivere echi della cultura nord africana nei suo lavori con un mix veramente suggestivo. Le lampade di cd sembrano stelle di mille e una notte, i quadri tappeti volanti, le sculture nuovi animali a metà selvaggi a metà domestici.
I suoi pezzi dentro lo spazio architettonico della Galleria "come se" creano una forte suggestione perché, improvvisamente, rendono materiale un sogno: quello che i link sparsi nel mondo, gli amici trovati e ritrovati, gli ex allievi che si muovono dentro e fuori il web, insomma quello che normalmente rimane solo nelle parole o al massimo nelle pagine dell'email, improvvisamente si reifica, diventa vero nello spazio di una galleria, nel tempo di una esposizione, nella fisicità delle cose. L'informazione che lega tutte questi fili si trasforma allora in dato, in evento, ed entra nel grande flusso della vita.

Mostra di Francesco Rimondi - Ecotechnics - alla Galleria Come se di Roma, via Dei Bruzi 4. Sino al 7 Novembre 2008 ore 10,30-13,30 16,00-22,00 . Tutti dettagli sulla mostra

Wednesday, October 01, 2008

"Utopie Fatte" A proposito del lavoro di Antonio Presti in Sicilia


Sono andato a Tusa a parlare con Antonio Presti, il fondatore di Fiumara d’Arte e dell’Atelier del Mare.Avevamo bisogno di parlare uno con l’altro senza intermediari e senza filtri: confrontarci sui progetti, sui desideri, sulle utopie da realizzare come Presti le chiama. Innanzitutto “utopie da realizzare” è un bel termine, molto appropriato al caso specifico. Le azioni che ha già creato sarebbero imprese in altri lidi, ma in terra di Sicilia il valore è più grande, perché maggiori e più intensi sono stati i rischi.Per esempio non è una utopia realizzata quella di Fiumara d’Arte? Grandi opere, forti sculture di deciso impatto, segni ed emblemi che quando uno le incontra dice: «Ma caspita, questo è il giusto, questo è il bello!». Ebbene come sapete queste grandi opere nel paesaggio non si sono realizzate nelle bucoliche vallate nordiche, ma in terre aspre e dure, terre di civilizzazioni in lotta e contrasto ma anche avviluppate in un amalgama millenario. È proprio in Sicilia che opera Presti, che combatte e inventa, che realizza e protegge il complesso monumentale di Fiumara d’Arte sin dal 1986. Le grandi opere (da Consagra a Nagasawa, da Festa a Lanfredini e Schiavocamo) possono spingere se viste in fotografia a dividere il capello in quattro del déjà vu, ma se ci si va veramente e le si annusa con lo spazio loro e con il paesaggio loro, il visitatore ne esce smosso, e si interroga e li interroga i grandi dolmen contemporanei. Bene, dicevamo che questo mondo di grandi opere non è affatto un’utopia ma esiste, è stato fatto, lancia i suoi enzimi nel paesaggio e nella società. Per esempio arrampicandosi in uno di questi paesi montagnosi, si scopre Energia mediterranea di Antonio Di Palma: un’onda blu in cemento armato distesa sul paesaggio. E sull’onda stanno arrampicati sei o sette teenager che respirano e scherzano e stanno proprio lì a vivere il tardo pomeriggio. Certo si avrebbe voluto che declamassero Shakespeare o almeno Quasimodo vicino ai resti megalitici che sono accanto all’onda, invece di parlare ai cellulari, ma forse va bene anche così. Sono belli e giusti loro, insieme al segno dell’onda in cima alla montagna. Tornado a Presti abbiamo parlato dei suoi progetti in corso: innanzitutto l’azione a Librino (questo quartiere negletto di Catania). L’idea forza è che “Librino è bello” e si realizza attraverso le gigantografie dei suoi abitanti sulle facciate cieche degli edifici e magari, e ne abbiamo parlato, anche con una delle foreste vegetali di Miguel Chevalier che Presti ha conosciuto dalle nostre pagine (On&Off in «L’architetto italiano» n. 19). Accanto a queste azioni stanno per realizzarsi una serie di opere sia di artisti che di bambini lungo il viadotto di 3 km che segna un margine del quartiere. Viadotto che attualmente è crisi e ferita aperta, ma che attraverso questa opera collettiva si trasforma in porta di accesso e di riscatto. Presti ha scoperto che gli interlocutori piùbravi e attenti ai suoi progetti stanno nelle scuole, e gli alunni elementari (i più vivaci equelli che fanno più domande) quelli delle medie e quelli dei licei sono coinvolti a migliaia in queste imprese. Un grande forno è stato organizzato in loco le terrecotte di 3 m di altezza si stanno cuocendo, tra paure e ansie, tra fatiche e gioie, ma saranno lì in autunno! Poi mi ha parlato di Oreto, questo torrente fiume che da Monreale si butta a precipizio verso Palermo. Ma nella sorgente dell’Oreto cisarà una grande arca lunga 200 m. Un’arca realizzata con i resti delle barche dei clandestini che arrivano in Sicilia. Il progetto è moltopiù complesso, ambizioso e circolare, ma gli elementi entrano tutti in gioco: l’azione sociale, il nuovo sbarco, il coinvolgimento attivo dei giovani eccetera. E poi ancora un’altra idea progetto, quella del tempio, la realizzazione cioè di un grande tempio itinerante che a partire da un cratere del vulcano dell’Etna si sposti mano a mano nelle città della Sicilia. Un progetto ambizioso, complesso, ricco, affascinante che si dovrà fare nei prossimi anni, come si è fatta la Fiumara d’Arte o L’Atelier sul Mare oppure Librino o il treno dei poeti, perché l’unica ribellione possibile, l’unica dignità possibile è quella del fare e del creare: non bloccarsi, non farsi bloccare,andare avanti regalando la propria esistenza e la propria resistenza. Che sono due parole che si assomigliano tanto, sono due parole così vicine l’una all’altra, no?

Pubblicato ne "L'architetto Italiano" n. 25 inserto On&Off. Scarica gratuitamente il pdf